Questo gas naturale radioattivo risulta in concentrazioni ben sopra la soglia di guardia presso gli uffici di piazza San Nicola. Deriva dalle caratteristiche vulcaniche del suolo e delle rocce tipiche della zona. L’Organizzazione mondiale della sanità lo classifica cancerogeno di gruppo 1, quelli cioè su cui non v’è dubbio che provochino il cancro. Nel 2017 in Comune è iniziata una battaglia, che secondo alcuni avrebbe già fatto i suoi feriti e caduti. Ma questo è tutto da dimostrare. Di sicuro, si è rilevato che il radon impregna tutti e tre i livelli dell’edificio.
MONITORAGGI SHOCK
A giugno 2017 è partito il monitoraggio del radon nel solo seminterrato, dove hanno sede gli uffici e i locali del CED (Centro elaborazione dati), Polizia locale, Stato civile e Anagrafe. Questa è la zona con le più diffuse e più elevate concentrazioni medie annua di Bequerel per metro cubo (Bq/m3), come in gergo si chiama il parametro di riferimento di questa radioattività. Basti solo pensare che lo spogliatoio dei Vigili urbani è risultato oltre tre volte sopra i 500 Bq/m3.
È questo il limite considerato nelle relazioni e valutazioni prodotte dal dottor Vinicio Carelli, il fisico Esperto qualificato in radioprotezione chiamato dal Comune. Un parametro fissato dalla normativa nazionale che ormai lascia il tempo che trova, come vedremo tra poco. Le concentrazioni sono certificate dai rapporti di prova firmati dal prof. dottor Massimo Moroni. Si dirà che nello spogliatoio i lavoratori non ci restano a lungo e quindi inalano poche particelle radioattive. E i 979 Bq/m3 dell’ufficio del Comandante della Polizia locale? O i 707 dell’Anagrafe… E gli uffici Area tecnica, Edilizia, Paesaggistica, tra i 740 e oltre 800 Bq/m3?
3 PIANI IMPREGNATI
A seguito del primo monitoraggio – tra giugno 2017 e giugno 2018 – l’indagine è stata estesa al piano terra e al primo piano e ad altri due spazi del seminterrato inizialmente non monitorati. Sei mesi di indagine integrativa su 20 locali, sempre con i dosimetri di tipo CR-39, i rilevatori a tracce nucleari passivi, da dicembre 2017 a dicembre 2018. Risultato: altra valanga di valori fuorilegge. L’Esperto riporta le stesse conclusioni della prima analisi: “sussistono situazioni di rischio comportanti un’esposizione significativa a radon per i lavoratori operanti negli ambienti oggetto di indagine”. zSi è quindi deciso di rinnovare l’incarico al dottor Carelli e di effettuare altri sei monitoraggi in continuo.
Tre a giugno e luglio e poi altri tre a novembre e dicembre di quest’anno. Per entrambe le nuove indagini si è prevista una durata “per circa 10 giorni consecutivi in un ufficio per piano tra quelli risultati più critici”.
“EVITARE LE AZIONI DI RIMEDIO”…
Questa ulteriore indagine, si legge nei documenti del Comune, è stata decisa “al fine di integrare le informazioni necessarie per un’accurata valutazione dei rischi […] ed eventualmente evitare, almeno in prima battuta, di mettere in atto le ‘azioni di rimedio’ previste da legge e proposte dall’Esperto Qualificato”. Questa ulteriore verifica “avrà lo scopo di definire in maniera corretta e definitiva la dose efficace assorbita dai singoli lavoratori” e “valutare se la stessa possa essere considerata al di sotto dei limiti di legge”. E quindi “per mettere in campo le misure di miglioramento programmate e/o da programmare”, si legge nel Piano delle azioni di miglioramento relativo al gas radon, del Comune di Ariccia firmato lo scorso 30 maggio dalla dottoressa Gloria Ruvo, Segretario generale, e dai dirigenti ing. Piergiuseppe Rosatelli e dottor Claudio Fortini. Non conosciamo gli esiti di questi nuovi rilevamenti. Intanto la preoccupazione dei dipendenti comunali sale. E di sicuro c’è un’altra sorpresona…
CAMBIA LA LEGGE: INTERO EDIFICIO OLTRE IL LIMITE
Qui non si vuole soffiare sul fuoco n锈fare “allarmismo”. Ma nemmeno possiamo ignorare che il limite legale è stato abbassato nei giorni scorsi. Dopo la solita procedura d’infrazione – come accadde ad esempio per l’arsenico e i fluoruri negli acquedotti -, il Parlamento italiano ha finalmente recepito la Direttiva Euratom 2013/59 che stabilisce norme fondamentali di sicurezza sulla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti, nelle case e nei luoghi di lavoro. Si tratta delle legge numero 117 del 4 ottobre scorso. In pratica, ora anche da noi la soglia massima legale per le concentrazioni di radon negli edifici è scesa a 300 Bq/m3 (media annua). “A meno che un livello superiore non sia giustificato dalle circostanze esistenti a livello nazionale”. Orbene, ben 21 punti su 33 monitorati hanno registrato media di oltre 300 Bq per metro cubo. 10 si trovano nel seminterrato, 4 al piano terra e 7 al primo piano.
Più di quelli che risulterebbero fuorilegge se si considerasse il vecchio limite di 500 Bq/m3. Soglia alla quale doveva fare riferimento l’Esperto chiamato dal Comune, fino a maggio scorso quando fu firmato il Piano comunale, perché ancora non era stata recepita la Direttiva europea coi 300 Bq/m3. Mancano le norme attuative, si potrà dire…
EVACUARE IL MUNICIPIO?
Ma il limite di 300 Bq/m3, in abitazioni e luoghi di lavoro, è norma dello Stato in vigore dal 2 novembre. La legge 117 che lo recepisce è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 245 del 18/10/2019. Essa delega il Governo a predisporre un nuovo Piano nazionale radon. Ma la soglia massima è quella. Già questo suggerirebbe, forse, di evacuare quella sede comunale. Nella documentazione comunale in nostro possesso, è ventilata l’ipotesi di spotare i dipendenti in altri luoghi di lavoro senza tutta quella radioattività. Lo sperano alcuni dipendenti del Municipio ariccino sentiti dal Caffè.
I LIMITI SANITARI
E comunque, al di là dei ricami legislativi, c’è un altro parametro: secondo la massima autorità del pianeta in fatto di salute, l’ideale è non superare 100 Bequerel per metro cubo. E solo se proprio non si può fare meglio, il limite insormontabile per l’Organizzazione mondiale della sanità sale a 300 Bq/m3. Per la cronaca: 32 punti su 33 monitorati nel 2017 e 2018 risultano oltre i 100 Bq/m3. Stavolta, probabilmente, non basterà chiudere qualche rubinetto alla chetichella, con un volantinetto scritto da mano ignota, senza nemmeno il timbro ufficiale dell’Ente, come accaduto con gli sforamenti dei fluoruri nell’acqua. Ricordate? Successe a luglio – agosto 2017 alle fontanelle in piazza di Corte, Largo Savelli e Piazza San Nicola. Con il nostro giornale, abbiamo dovuto sollecitare la Prefettura e i Carabinieri…
Tornando al radon negli uffici comunali, non sappiamo cosa abbiano rilevato i nuovo monitoraggi con strumentazione attiva che rileva i valori ora per ora, in modo dinamico e che dà possibilità di fare ulteriori correlazioni, previsto a giugno e luglio e a novembre dicembre 2019.
LAVORARE A FINESTRE APERTE ANCHE D’INVERNO?
Se persisteranno gli sforamenti, il Comune scrive che “si attiverà al fine di iniziare a richiedere specifici preventivi e consulenze in merito all’installazione di un impianto di ventilazione forzata a bassa prevalenza” e “proseguirà con le azioni di mitigamento e miglioramento, in gran parte già avviate durante le campagne indagini del 2017-2018”. Inoltre, “ci si attiverà comunque per verificare la loro effettiva efficacia attraverso la ripetizione delle specifiche indagini ambientali”. Si ipotizza infine di spostare i lavoratori in altre sedi non radioattive “sempre per quanto possibile”. E per quanto invece “non possibile”, che si farà? I dipendenti dovranno continuare a lavorare respirando particelle cancerogene? O forse con le finestre aperte anche quando nevica? “Il futuro recepimento della direttiva (che abbassa il limite a 300 Bq/m3, ndr), potrebbe richiedere l’avvio di nuove indagini e valutazioni”. Così precisa il dottor Carelli, più volte, nelle sue relazioni sulle indagini anti-radon presso il Comune di Ariccia, in piazza San Nicola. Un edificio che si candida a diventare un laboratorio di indagini permanenti?
Cosa si è fatto finora?
Far aprire porte e finestre ai lavoratori e alla ditta che pulisce uffici e altri locali del Municipio, pulizie straordinarie, campagna di sensibilizzazione antifumo e informazione ai dipendenti, dislocamento del personale che lavora negli uffici più critici in altri dell’area “nuova” o in altre strutture appositamente individuate, “sempre per quanto possibile”, oltre al monitoraggio della radioattività. Questo risulta fatto dal Comune di Ariccia nel 2017-2018, nel Piano di azione anti-radon firmato il 30 maggio scorso, per contrastare il radon a tutela della salute dei lavoratori comunali.