L’assistente capo coordinatore della polizia penitenziaria, sospeso dopo gli arresti compiuti dai carabinieri, è stato ora condannato anche dalla Corte dei Conti e dovrà risarcire 42mila euro al Ministero della giustizia. La Procura contabile gli ha contestato un danno erariale relativo allo svolgimento di attività lavorativa extraistituzionale retribuita e non autorizzata, emerso a seguito di una condanna civile per un contenzioso su dei lavori edili effettuati a Roma.
I 42mila euro sono stati considerati la somma che il 52enne avrebbe percepito e non riversato all’amministrazione di appartenenza, svolgendo un doppio lavoro nonostante gli fosse vietato. Le giustificazioni dell’assistente capo della Penitenziaria non hanno convinti i giudici. La sua condotta è stata considerata infatti “senza dubbio caratterizzata dall’elemento psicologico della colpa grave, dovendo ben conoscere il pubblico dipendente i doveri derivanti dal rapporto di pubblico impiego, ivi compreso il regime delle incompatibilità”.