I DIRIGENTI “DIFFIDANO” LA REGIONE
La proposta ha ricevuto un rifiuto stizzito dalla Direr, l’organizzazione sindacale dei dirigenti regionali, che ha diffidato la Regione Lazio a «sospendere tutti gli atti relativi allo spostamento del personale delle sedi di via del Serafico, via del Giorgione, via Capitan Bavastro e via del Tintoretto (…) perché trattasi di sede disagiata per il personale e per l’utenza». «Quali erano le sedi pubbliche, e quindi gratuite, che la Regione avrebbero potuto utilizzare al posto della sede di via Anagnina 221?». È quanto riferisce a il Caffè un importante esponente del Direr, il sindacato dei dirigenti, che preferisce però non comparire.
«NO A NUOVE CATTEDRALI NEL DESERTO»
«Non vogliamo un’altra cattedrale nel deserto, tipo il ‘nuovo’ palazzone della Provincia di Roma costruito dal Gruppo Parnasi – sostiene lo stesso rappresentante sindacali dei dirigenti – avrebbero potuto utilizzare altre due sedi. L’ex ospedale Forlanini, che la Regione ha destinato al mondo dell’associazionismo, delle onlus e degli ex Carabinieri . O a vecchia sede della Fiera di Roma. Il palazzo all’Anagnina si trova a 4 chilometri dalla stazione della metropolitana, quindi sarebbero necessarie delle navette costose, ma soprattutto scomode per dirigenti e dipendenti, ma soprattutto per gli utenti, ovvero i cittadini che dovranno raggiungerla. Inoltre, il costo per l’allestimento non sarà certo irrilevante. Ci dispiace constatare che le confederazioni sindacali di CGIL, CISL, UIL e CSA sono stati preventivamente convocati dalla Regione e ‘ammorbiditi’ con la promessa di un ritocco all’integrativo, ovvero qualche decina di euro in più in busta paga. Siamo seri – conclude – trasferire quattro sedi non può essere una questione da derubricare per un aumento in busta paga …».
IL “NO” DI USB
Un secco “no” alla proposta di accorpamento delle quattro sedi della Regione Lazio nel ex palazzo Ericsson di via Anagnina è arrivato anche da USB, l’Unione dei Sindacati di Base, che rappresenta al momento 120 dei 760 dipendenti coinvolti dal trasloco. «Quale futuro, quale prospettiva, quale immagine anche politica vogliamo dare ai cittadini con questo spostamento? È questa la svolta che vuole imprimere la Giunta Zingaretti bis nella gestione degli immobili in cui ha sede la Regione Lazio? È quanto ha dichiarato al nostro giornale, Domenico Farina, responsabile USB dei lavoratori della Regione Lazio. «Chiediamo – conclude Farina – che venga convocata immediatamente una assemblea dei lavoratori».
IL “NÌ” DEI LAVORATORI CGIL, CISL, UIL e CSA
Sono ‘possibilisti’ invece i sindacalisti CGIL, CISL, UIL e CSA, il sindacato dei Dipendenti Pubblici. La “metà dei soldi risparmiati, ovvero più di 4 milioni di euro all’anno, verranno investiti dalla Regione Lazio sui fondi destinati agli stipendi dei lavoratori». Così ci racconta un rappresentante regionale dei sindacati confederali che preferisce restare anonimo. «La cifra netta che il singolo lavoratore si troverà in più in busta paga è pari – spiega – a circa 150, forse 200 euro al mese. Ovviamente, non terremo in conto solo l’aspetto economico, ma chiederemo alla Regione un sopralluogo preventivo sul nuovo palazzone dell’Anagnina per verificare che sia adeguato agli standard imposti dalla legge. Ed anche rassicurazioni – argomenta – su servizi essenziali che dovranno essere attivati prima dell’avvio della nuova sede unica regionale, atteso entro il 2019: navetta, bar, mensa, sportello bancario, postazione medica fissa, etc. La possibilità che l’accordo si chiuda in modo positivo, – conclude il sindacalista – è molto alta».
LE 5 SEDI ATTUALI
Al momento, tre delle quattro sedi in chiusura sono situate nel quartiere Eur della Capitale. Una prima sede si trova in via del Tintoretto n. 432, dove solo collocati il Dipartimento Infrastrutture e parte del Dipartimento Territorio, con un costo di affitto annuo pari a 3 milioni e 900mila euro. Una seconda sede in via del Serafico, in cui sono allocati il Dipartimento Servizi Sociali e quello Agricoltura, con un costo di affitto annuo di 4 milioni di euro spaccati. Una terza sede in via del Giorgione, in cui si trova solo la restante parte del Dipartimento Territorio, con un costo di affitto annuo di un milione e 476mila euro. La quarta sede si trova nel vicino quartiere Garbatella, in via Capitan Bavastro, con un costo di affitto annuo pari ad un milione e 696mila euro. Spesa totale? 11 milioni e 81mila euro all’anno. Delle sei attuali sedi regionali presenti nel Comune di Roma ne resteranno in funzione solo due. Quella storica e istituzionale all’angolo tra via Rosa Raimondi Garibaldi e via Cristoforo Colombo, dove si trovano l’ufficio di Presidenza e l’intero settore amministrativo. E quella in zona Santa Palomba, sulla via Ardeatina n.2460, a due passi da Pomezia, dentro cui si trova l’archivio generale della Regione Lazio con i suoi 90 chilometri di scaffali in cui sono stipati tutti i documenti acculati dalla Regione dall’anno della sua istituzione, il 1970 ad oggi.
Lo sfratto della sede di via del Giorgione
La sede regionale di via del Giorgione è sotto sfratto. Il proprietario è ricorso alle vie giudiziarie visto che aveva accumulato diversi milioni di euro di canoni di locazione mai pagati. La sede dovrebbe essere abbandonata entro il 2018, ma l’Amministrazione Zingaretti “auspica un accordo con l’Ufficiale giudiziario, oppure con la stessa proprietà subentrante”, per far slittare l’esecuzione dello sfratto. É quanto il Caffè apprende da fonti giudiziarie. L’immobile è stato venduto dal proprietario al Ministero dello Sviluppo Economico.