La storia
Era il 2012 e l’ufficio condono emette il diniego alla pratica per la mancanza “degli allegati grafici all’istanza di condono, nonché dalla presenza di ulteriori difformità edilizie, non rilevate prima”. Ma non manda la comunicazione al proprietario, che viene a scoprire di quel diniego solo 4 anni dopo, per puro caso.
Il proprietario ha quindi presentato ricorso al Tar, il Tribunale amministrativo regionale e il giudice ha dato una batosta al Comune, che peraltro neanche si è presentato in udienza, in maniera “irrituale” come si specifica nella sentenza.
Le motivazioni della sentenza del Tar che condanna il Comune di Ardea a pagare
«In effetti, non risulta che il provvedimento impugnato sia stato preavvertito alla ricorrente, che pur ne aveva titolo, in qualità di proprietario dei beni al momento dell’adozione dell’atto. Tale circostanza inficia inevitabilmente il provvedimento, stante la sua natura discrezionale», scrivono i giudici nella sentenza.
Non solo: «Analogamente, l’atto è carente sotto il profilo motivazionale, non esternando in alcun modo valutazioni di pubblico interesse, e non potendo del resto il potere di autotutela essere sorretto, unicamente, dall’esigenza di mero ripristino della legalità in tesi violata».
Risultato: ricorso accolto, diniego della sanatoria annullato e Comune condannato a pagare 2.000 euro di spese.
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