Il 16 giugno scorso quattro persone (i due Gangemi, Forniti e Morgani) sono finite dietro le sbarre con accuse, a vario titolo, che vanno dall’estorsione e usura aggravate dal metodo mafioso al tentato omicidio. Tutto è nato da un prestito da 13 milioni di euro che, secondo la Procura, i due Gangemi volevano indietro, a tassi usurai e non esitando a usare la violenza. Un castello accusatorio parzialmente smontato dal Riesame, che ha stracciato l’aggravante del 416 bis per Giampiero Gangemi. Secondo la Procura l’uso di armi da guerra, le continue intimidazioni e la soggiogazione psicologica nei confronti delle vittime e l’essersi presentati con un vero e proprio “boss” calabrese a un incontro per accordarsi sul pagamento del credito, sarebbero circostanze sufficienti a ipotizzare il metodo mafioso. Non hanno convinto, però, i giudici del Riesame.
Le decisioni del Riesame
Usura ed estorsione, cade il metodo mafioso per Giampiero Gangemi: torna libero
Cade l’aggravante del metodo mafioso per Giampiero Gangemi, uno dei due fratelli calabresi accusati di essere i mandanti delle violente intimidazioni ai danni di due imprenditori, uno di Pomezia e l’altro di Aprilia a scopo di usura ed estorsione. Il tribunale del Riesame ha accolto sabato mattina i ricorsi del Gangemi e di Mirko Morgani (uno dei presunti autori materiali dei fatti, insieme a Patrizio Forniti), disponendone la scarcerazione. Nei confronti di Giampiero Gangemi, tuttavia, restano le accuse relative all’estorsione mentre per Morgani è stata cancellata l’intera ordinanza. Restano in bilico le posizioni dell’altro Gangemi, Sergio, e di Forniti. Lo riporta Latina Oggi.
09/07/2018
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