Durante l’evento è stata illustrata dal coordinatore della Commissione Energia dell’Ordine, Roberto Spalvieri, la netta differenza esistente tra le tecnologie del geoscambio, noto come “geotermia a bassa entalpia” e la geotermia tradizionale: “Con le prime – ha sottolineato Spalvieri – non si produce energia elettrica mediante lo sfruttamento diretto del calore, bensì si sfruttano le temperature costanti del sottosuolo per la climatizzazione dei diversi ambienti. Si tratta, dunque, di una tipologia di fonte energetica pulita e rinnovabile, indispensabile per avvicinarsi agli obiettivi strategici regionali, nazionali e comunitari prefissati dai rispettivi Piani energetici”. Spalvieri ha, inoltre, spiegato come “questa tecnologia accoppia gli indubbi vantaggi energetici delle moderne pompe di calore allo sfruttamento dell’energia termica immagazzinata a bassa temperatura nel sottosuolo. Visto che il calore della terra è costante durante tutto l’arco dell’anno, le prestazioni di un impianto geotermico hanno l’ulteriore pregio di non dipendere dalle condizioni metereologiche o da variazioni stagionali. Il risparmio energetico ottenibile grazie a tale tecnologia, unito alle agevolazioni fiscali previste per tali impianti, determina rientri economici veramente interessanti”. Tornando sulla questione, il vicepresidente Guida ha ricordato che “per utilizzare nel modo più efficiente ed efficace questa nuova energia pulita, è indispensabile provvedere quanto prima alla emanazione da parte del Ministero per lo Sviluppo Economico del cosiddetto Decreto Posa Sonde (previsto dal D.Lgs. n. 22/2010) e, da parte della Regione Lazio, alla emissione dei regolamenti attuativi della Legge regionale numero 3 dell’aprile 2016, con i relativi strumenti di attuazione, ovvero il Registro Impianti Geotermici e la Carta Idro-geotermica regionale”. Il sottosuolo italiano, ricordano dall’Ordine dei Geologi, è ricco di risorse geotermiche, ma c’è ancora molta diffidenza nel loro utilizzo, per timore che gli impianti costituiscano un rischio per l’ambiente e il territorio. Nel corso dell’evento, i Geologi del Lazio hanno sottolineato la necessità, dunque, che la normativa in materia “dia garanzie in questo senso ai cittadini, consentendo di evidenziare chiaramente qualsiasi criticità legata allo sfruttamento di questa risorsa e ampliando il dibattito pubblico con i territori interessati, fornendo la possibilità ai cittadini di accedere a tutti i dati rilevati e allo svolgimento delle attività previste, ma anche di intervenire se si presentano problematiche”.
“Un’altra azione importante per assicurarsi l’accettazione da parte dei territori dei nuovi impianti – ha concluso la vicepresidente Guida – è quella di mettere a disposizione un chiaro ed esaustivo rapporto costi/benefici dell’impianto, comprensivo del numero degli occupati, del bilancio economico complessivo del proponente e del territorio, delle esternalità negative e dei risparmi energetici ed ambientali che ne conseguono. Perché è doveroso dare voce al cittadino-utente nelle scelte di trasformazione territoriale, intensificando le occasioni di incontro e dibattito costruttivo come quella odierna, per ricostruire la fiducia nelle istituzioni e mettere i cittadini nella condizione di poter distinguere i fatti, basati su dati oggettivi, dalle opinioni”.