L’anfiteatro di Sezze è ormai inaccessibile da anni. Un tempo ospitava la rappresentazione della Passione di Cristo del Venerdì Santo, concerti e le partite della locale squadra di calcio. In mezzo ci hanno colato mostro di cemento armato. Una struttura mai utilizzata, costata una montagna di denaro pubblico e in totale stato di abbandono. L’area era di proprietà dell’Agenzia per la Promozione Turistica della Regione Lazio: un ente sciolto recentemente e per questo i suoi beni sono passati all’amministrazione regionale. E siccome la Regione ha bisogno di fare cassa anche vendendo il “suo” patrimonio immobiliare (storia inclusa), l’anfiteatro è finito diritto-dritto, con il solito asettico percorso burocratico, nell’elenco degli immobili che l’amministrazione Zingaretti vuole “valorizzare e alienare”. La manovra è stata approvata nei giorni scorsi dal Consiglio Regionale. Predisposto per il bilancio previsionale 2015-2017, il nuovo elenco dei beni è lungo, fatto di 29 schede contenenti migliaia di immobili (terreni, case rurali, edifici, ecc.), . L’elenco comprende, oltre a proprietà demaniali, i beni appartenuti ad enti ormai disciolti: Comunità Montane, Opera Nazionale Combattenti, Ente Nazionale Protezione dell’Infanzia (ENAOLI), Opera Nazionale Pensionati Italiani (ONPI), ex comunione delle ASL, Agenzia Promozione Turistica, ecc. Quello che colpisce è proprio la fredda elencazione dei numeri dei fogli e delle particelle catastali inserite in tali elenchi: probabilmente gli stessi compilatori non hanno la più pallida idea della storia e del significato simbolico che quei luoghi rappresentano. Ma altrettanto probabilmente non conoscono neppure il loro effettivo valore commerciale. Una parte di tali immobili sono ancora dentro queste liste perché sono letteralmente invendibili. Ancora una volta infatti compare la famosa casa cantoniera dell’ANAS appollaiata sulla strada Pontina nell’attraversamento di Pomezia (direzione verso Roma), per non parlare di quella che si trova ad Aprilia, sempre sulla Pontina, nei pressi dello svincolo con la Nettunense. Altri beni riguardano porzioni immobiliari che a loro volta non risultano molto attraenti, soprattutto in un momento di crisi, sotto il profilo commerciale: vedi le particelle catastali facenti parte rispettivamente degli ospedali civili di Velletri e di Albano Laziale. Invece alcuni immobili sono di sicuro interesse economico perché collocati in zone pregevoli sotto il profilo ambientale: tipo quelli facenti parte del monumento naturale di Campo Soriano tra Terracina e Sonnino o quelle a ridosso dei laghi dei Gricilli a Pontinia (vedi box). Ma la cosa che lascia più perplessi è l’allegato che riporta la sigla B.2.5. Si tratta di tutte le fasce frangivento di eucaliptus realizzate durante i lavori della Bonifica dell’Agro Pontino: oltre 5.400 particelle catastali che sulla carta risultano ancora oggi per la maggior parte dei casi “bosco alto” mentre nella realtà dei fatti gli alberi sono stati completamente abbattuti ormai da decenni. L’abbattimento è stato agevolato negli anni, sempre per motivi di cassa, dall’ex ONC che ora fa capo alla Regione Lazio. Il massimo di questa assurdità burocratica si raggiunge constatando che le stesse fasce frangivento sono state tutelate per la prima volta, ormai quasi trenta anni fa, dalla stessa Regione Lazio con la delibera di Giunta regionale del 28 aprile 1987 sui Piani Territoriali Paesaggistici: il motivo del vincolo era la tutela del paesaggio dell’Agro Pontino (ormai scomparso). Non a caso la maggior parte degli immobili inseriti nei nuovi elenchi riguarda proprio patrimonio appartenuto all’Opera Nazionale Combattenti: tra questi ci sono però intere porzioni di duna marittima nei Comuni di Latina e Sabaudia. Probabilmente sono gli unici che hanno già pronti i relativi acquirenti.
26/03/2015