Rischia di diventare la trama di uno dei famosi sceneggiati di don Camillo e Peppone, la “lite” tra il sindaco di Pomezia, Fabio Fucci e il parroco della chiesa di Torvaianica Alta “Regina Mundi”, Antonio Jorge Do Amor Divino, che, non fosse altro per una parte del nome, ricorda lo Jorge più famoso salito al soglio pontificio: Papa Francesco. Inutile, però, in questo caso scomodare Sua Santità. La diatriba è tutta interna al Comune di Pomezia e al piano particolareggiato di Torvaianica Alta.
Lì la parrocchia è proprietaria di alcune aree sulle quali avrebbe dovuto realizzare l’ampliamento della chiesa. Al momento sfumato dopo l’annullamento del Ppe da parte della maggioranza grillina in consiglio comunale, perché secondo l’assessore Veronica Filippone e il sindaco Fucci sarebbero emerse numerose criticità, tra cui anomalie procedurali ed errate valutazioni sulle cubature da realizzare, impedendo di fatto l’equa e corretta ripartizione tra le aree destinate a servizi per la collettività e le aree destinate all’edificazione privata.
Poco prima del consiglio dell’11 giugno, il parroco, esattamente come i legali delle società costruttrici, aveva mandato a Fucci una diffida a non «assumere qualsiasi determinazione d’annullamento». Ma c’è di più. Il comportamento del sindaco aveva mandato su tutte le furie Antonio Jorge Do Amor Divino che aveva lamentato di non aver ricevuto alcuna comunicazione preventiva e di non essere stato invitato a partecipare a alcun incontro, come invece, era avvenuto per i costruttori. Insomma il parroco aveva saputo solo «casualmente – scrive il reverendo – delle intenzioni dell’amministrazione». La «parrocchia è proprietaria di alcune aree per le quali ha presentato istanza di rilascio di permesso a costruire per l’ampliamento e l’adeguamento della chiesa – aggiunge Antonio Jorge – casualmente si è appreso che il Comune avrebbe inviato ai proprietari una comunicazione per l’annullamento del Ppe e sempre casualmente si è appreso che si sarebbe tenuta tra il Comune e i proprietari una riunione indetta dall’amministrazione per affrontare il problema. Alla parrocchia, pur proprietaria dei terreni, non è giunta alcuna comunicazione e alcun invito».
Per il prelato si tratterebbe di un «gravissimo vulnus in danno delle legittime prerogative di conoscenza e partecipazione che la pubblica amministrazione deve assicurare, in pari trattamento, a tutti i soggetti coinvolti». Insomma davvero una caduta di stile da parte dell’Ente locale e una distrazione che potrebbe addirittura provocare non solo anatemi divini, ma soprattutto la richiesta di risarcimento per milioni di euro di danni. Come quella che, c’è da scommetterci, avanzeranno anche i legali dei costruttori. Il Ppe è stati infatti annullato in autotuela nonostante le indicazioni contrarie della Regione Lazio.