Ha destato indignazione e scalpore la circolazione di alcune immagini di un muro in cemento che sorge sulla spiaggia di Sabaudia, proprio sopra le millenarie dune, all’interno del Parco Nazionale del Circeo, in un luogo che teoricamente dovrebbe essere incontaminato.
Probabilmente quel muro c’era da almeno vent’anni ma era “mascherato” da sabbia e da un cannucciato che ne attutiva l’impatto visivo. Cannucciato che ora è stato tolto, portando alla luce quella muraglia decisamente “stonata” rispetto al contesto naturalistico.
Se il sindaco Alberto Mosca ha già dato disposizioni alla Polizia locale di eseguire verifiche, l’Ente Parco dice di non avere responsabilità in quanto è stato costituito solo nel 2005 e, prima di quella data, gli abusi edilizi erano all’ordine del giorno.
Non è dato sapere né di chi sia quel muro, né se sia effettivamente abusivo. Di certo è un pugno in un occhio e uno schiaffo al contesto.
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Sabaudia, problemi non solo dal muro
Il problema storico di questa zona sono gli accessi alla spiaggia. I passaggi pubblici sono nel tempo diminuiti fino quasi al 50%, soprattutto nella zona di Torre Paola. L’Amministrazione di Sabaudia e i proprietari delle ville si scontrano da anni nei tribunali. L’ultima sentenza del Tar del Lazio sembra dare ragione al sindaco di Sabaudia sulla riapertura al pubblico di alcuni passaggi.
Certo è che un turismo di massa eccessivo e disorganizzato potrebbe fare addirittura più danni di quanti ne hanno fatto gli abusi (consentiti dalla legge) di chi ha costruito un edificio privato sulla duna mediterranea.
Non è chiaro come la situazione volgerà. Certo è che questo muro di cemento, quasi “spuntato” dal nulla, è proprio un pugno in un occhio in uno scenario tra i più belli d’Italia, che ci viene invidiato in tutto il mondo.
Ecco un caso in cui il bene comune dovrebbe essere tutelato, anche “a danno” di un singolo.