È una domanda da milioni di dollari quella che si fanno i fan del celebre manga One Piece al seguito dell’uscita dell’adattamento di Netflix: il live-action è stato una hit o un buco nell’acqua? Sarà stato abbastanza di successo da meritarsi una seconda stagione?
Fake news: One Piece il primo live-action di successo
Certamente a One Piece non sono mancati i numeri, esordendo fra i titoli più visti di Netflix in 84 paesi, con 18,5 milioni di visualizzazioni nei primi 4 giorni di programmazione. Fra i fan del manga che hanno apprezzato il live-action, una delle rivendicazioni più popolari è di aver “spezzato la maledizione”, ovvero, di aver creato il primo live-action di successo. La verità? Sì e no.
Sì, perché al contrario degli altri adattamenti Netflix di anime, quali Cowboy Bebop e Death Note, a gran parte dei fan è effettivamente piaciuto il prodotto. No, perché non è di certo il primo live-action di successo di un manga. Basta una parola per capire la fallacia logica commessa dai fan: j-drama.
Potremmo considerare One Piece il primo successo occidentale di un adattamento, ma in Giappone di successi di gran lunga maggiori ce ne sono stati a bizzeffe. Good Morning Call, Itazura na kiss, Switched, sono solo degli esempi di adattamenti presenti su Netflix che hanno goduto di un grande successo. Se lasciamo il dominio di Netflix, possiamo ricordare come adattamenti simili siano stati prodotti in Giappone e in tutta l’Asia fin dagli anni ‘90. Il manga che ha visto più adattamenti, tutti estremamente popolari, è probabilmente Hana Yori Dango per un totale di 12 adattamenti fra Giappone, Taiwan, Thailandia, Cina e Corea del Sud. E se lasciamo il genere shojo (per ragazze), allora sarà familiare il nome Alice in Borderland, serie sempre presente su Netflix che ha avuto enorme successo.
Perciò la maledizione riguarda più gli adattamenti occidentali, che gli adattamenti in generale. Non sarà forse un problema del tipo di sceneggiatura ormai consolidata nel mondo occidentale che rende difficile ricreare i momenti esagerati tipici dei fumetti giapponesi?
Seconda stagione: date e futuri archi narrativi
Secondo il co-CEO di Netflix Greg Peters, il live-action è stato un successo, mentre il produttore esecutivo dell’adattamento Marty Adelstein si sta già preparando a una chiamata del colosso di streaming per una seconda stagione. Tali voci sono supportate dalle parole di un’altra produttrice esecutiva, Becky Clements, la quale afferma che i copioni per una seconda stagione sarebbero già pronti e che basterebbe da un anno a 18 mesi per vedere il sogno di un prosieguo avverarsi. Tuttavia la Clements ricorda che bisogna aspettare la fine dello sciopero di sceneggiatori in America per poter cominciare a contare i 18 mesi (fonte: Variety).
I fan si chiedono quali archi narrativi verranno coperti in una papabile seconda stagione, dato che l’adattamento ha mischiato leggermente le carte rispetto al manga. Non c’è niente di certo confermato dalla produzione, ma l’ipotesi più plausibile è che la seconda stagione prenda tutto il macro arco narrativo di Alabasta, dall’arrivo nella Rotta Maggiore nel volume 12 fino alla fine del volume 23.
L’ultima scena del live-action presenta infatti il personaggio di Smoker, uno dei protagonisti del volume 11, facendo così pensare a un possibile passo indietro che permetta alla seconda stagione di coprire anche gli avvenimenti del mini arco di Logue Town, nonostante il live-action
abbia inserito la celeberrima scena del giuramento sul barile prima dell’incontro con Smoker in Logue Town, al contrario del manga. Si spera che gli sceneggiatori riescano in qualche modo a cambiare la trama per adattare tutte le scene, soprattutto perché per i fan sarebbe un dispiacere non vedere la scena che consacra Luffy come futuro re dei pirati: la scena del patibolo.
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