In molti manga assistiamo a finte morti, in cui l’autore sembra tirarsi indietro e riscrivere la storia a seguito della reazione dei fan, ma l’autrice di Yona, Mizuho Kusanagi, non è mai stata quel genere di autore da cambiare la sua trama drammatica per rendere più facilmente digeribile la sua opera. Ma mai prima d’ora aveva ucciso un personaggio di così grande importanza, uno dei suoi protagonisti: un dragone, Jae-ha.
La morte di Jae-ha (SPOILER)
Akatsuki no Yona è un manga che parla di Yona, l’unica figlia dell’imperatore di Kouka, che vede il suo mondo, fatto di frivolezze e amori giovanili, andare in fumo davanti ai suoi occhi a causa dell’assassinio del padre da parte della sua prima cotta, suo cugino Soo-Won. La ragazza è così costretta a fuggire con la sua guardia del corpo Son Hak mentre il cugino le usurpa il trono, per poi scoprire di essere la discendente e reincarnazione del dragone rosso che fondò Kouka. Nel suo viaggio Yona incontra le reincarnazioni degli altri 4 dragoni che avevano aiutato il drago rosso tempi addietro e che ora sentono nelle loro vene un impulso irrefrenabile di aiutare la povera principessa rimasta orfana.
Con il passare dei capitoli i lettori si affezionano ai vari personaggi, dal drago bianco puro come il suo colore, Ki-ja, al drago blu silenzioso e dal cuore tenero, Shin-ah, dal drago giallo fin troppo gioioso Zeno a, infine, il drago verde Jae-ha.
Jae-ha ha conquistato i suoi lettori fin dal primo momento in cui è apparso, con i suoi modi affascinanti e quasi comici e con la sua testardaggine, seconda solo a quella di Hak. Per questo la sua morte è stata un vero trauma per tutti. Negli ultimi capitoli rilasciati in Giappone, il gruppo di Yona si era diviso per varie necessità e Ki-ja, Hak, Yona e Jae-ha erano rimasti soli. Nessuno si sarebbe aspettato che Jae-ha si sarebbe tutto d’un tratto trasformato in un drago, né che tanto meno sarebbe morto per mano di contadini impauriti, non di soldati nemici. Una morte umile, non da eroe. Una torcia infuocata è bastata a dare fuoco al povero drago già di per sé morente, cosa che ha lasciato tutti i lettori interdetti e con una domanda: è morto veramente? O è morto solo il “drago” in lui?
“Jae-ha tornerà” ci dice il drago bianco, ma le parole di Ki-ja non sono rassicuranti come si spererebbe, perché non si sa se siano state pronunciate per non voler accettare la morte di un compagno scomparso o per una reale convinzione. D’altronde è lui stesso che ci ricorda che i dragoni muoiono sempre giovani e alla loro morte il loro potere passa immediatamente a una nuova reincarnazione. Vedremo un nuovo dragone verde bambino? O sarà lo stesso Jae-ha a tornare da noi?
Le domande fra i lettori appassionati sono tante e per ora si attende per lo più la reazione dei rimanenti componenti del gruppo alla morte dell’amico, sperando di non dover preparare ulteriori fazzoletti durante la lettura.
Yona: un manga per ragazze diverso
Aveva mai un manga per ragazze ucciso uno dei suoi protagonisti?
Akatsuki no Yona è uno di quei manga che ha sfidato gli stereotipi del suo genere, decidendo che alle ragazze non interessava soltanto vedere amori liceali e bei ragazzi, ma che anche le ragazze volevano vedersi protagoniste di avventure sensazionali e fantastiche, come le loro controparti maschili.
In Giappone, infatti, vige una distinzione nel mondo dei manga fra manga per ragazzi (shonen) e manga per ragazze (shojo): i primi per la maggior parte parlano di avventure e lotte, che siano nella natura, in un torneo o in cucina; i secondi spesso parlano di dolci amori liceali. Se la distinzione per i manga per ragazzi va sfumando in opere quali Nisekoi o Kaguya-sama, il cui genere principale è romantico, per gli shojo la storia è ben diversa e ben ingannevole, facendo pensare che Yona, che parla di battaglie e intrighi politici non rientri nel genere. In realtà non è così.
Dagli anni 2000 in poi ci si è voluti impuntare che gli shojo dovessero essere necessariamente di argomento romantico, ciò è dovuto in parte al successo economico e culturale di Hana Yori Dango in Asia, un manga su una ragazza povera frequentante un liceo per ricchi che finisce invischiata nelle vicende del ragazzo più ricco della scuola. Da allora si è creato un circolo vizioso in cui gli autori hanno pubblicato solo storie romantiche perché sono quelle che vendono di più, mentre i lettori sono stati costretti a comprare solo storie romantiche perché… erano le uniche sugli scaffali.
Ma prima degli anni 2000 le eroine shojo attraversavano portali per andare nell’antico Egitto, si trasformavano in ragazze magiche per salvare la Terra dai malvagi (Sailor Moon), avevano come obiettivo la realizzazione di se stesse che fosse nello sport o nel mondo del teatro (Glass no Kamen – Il grande sogno di Maya). Perciò Akatsuki no Yona non va visto come un’opera contraria al suo genere, ma piuttosto come un revival di un’antica tradizione che negli anni è andata persa. E si spera che negli anni futuri fioriscano altri manga shojo di tal genere che possano ricordare a tutti che alle ragazze piace leggere anche storie di avventura o non solo di amori struggenti.
Leggi anche:
Il live-action di One Piece è un successo? Seconda stagione vicina