Due anni e mezzo dopo la “strage di colle Romito” ad Ardea, in cui due bambini e un anziano furono uccisi da un ragazzo con problemi psichici che poi si è suicidato, il pubblico ministero ha chiesto il processo per la madre del killer. Omicidio colposo è l’accusa.
La strage del 13 giugno 2021 commessa dall’ingegnere informatico Andrea Pignani poteva essere evitata se solo la madre avesse denunciato la presenza in casa della pistola, una Beretta calibro 7.65 appartenuta al defunto marito, ex guardia giurata, e mai riconsegnata.
Per questo ora la donna è indagata per omicidio colposo e detenzione illegale di arma. Secondo il pm del tribunale di Velletri, la madre di Pignani, 66 anni, avrebbe dovuto liberarsi di quella pistola visto proprio il disagio psichico del figlio. Per la donna è stato chiesto il processo.
LA STRAGE
Andrea Pignani il 13 giugno 2021 si trasformò in uno di quei killer che si vedono nelle serie tv. Resta e resterà un mistero il perché di quegli omicidi, partendo da quelli di due bambini.
Pignani, uscito dalla sua abitazione nel consorzio di Ardea con la pistola appartenuta al padre morto sette mesi prima, una guardia giurata, fece fuoco e uccise Salvatore Ranieri, un pensionato di 74 anni, e i due fratellini David e Daniel Fusinato, di 5 e 10 anni.
Un’oasi verde, dove ottomila persone hanno cercato rifugio soprattutto dal caos di Roma, si trasformò in un inferno.
Si disse subito che le vittime avevano solo avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato e che il 35enne aveva agito come in preda a un raptus omicida.
I carabinieri hanno sospettato che potesse essere stato guidato da qualche cattivo maestro incontrato sul web o che potesse aver lasciato qualche indizio su una pianificazione di quei delitti.
LE INDAGINI
I carabinieri del Ris di Roma hanno vivisezionato i dispositivi informatici dell’assassino senza trovare alcuna traccia che potesse far pensare a un istigatore o anche più semplicemente a una pianificazione della mattanza.
Nessun elemento utile su telefonino, computer e altri materiali sequestrati nella casa dell’ingegnere informatico.
Dopo la mattanza Pignani si è tolto la vita e non ha lasciato spazio a spiegazioni per quell’orrore, ma probabilmente neppure lui ne aveva.
Se quella pistola non fosse stata in casa le cose sarebbero andate in maniera diversa.
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