L’uomo, 74 anni residente ad Ardea, è morto all’alba di mercoledì 7 febbraio all’ospedale Goretti di Latina.
Secondo quanto riporta Il Messaggero nell’edizione locale, Mario ha organizzato il suo ultimo viaggio nei minimi dettagli prima di passare a miglior vita. Compreso contattare una ditta di onoranze funebri di Aprilia lasciando detto quello che voleva fosse scritto sui manifesti di lutto: voleva che fosse scritto chiaramente che non voleva la partecipazione dell’ormai vedova, dei figli e del genero.
Chissà quale grave torto gli sarà stato fatto, chissà per quale ragione si possa arrivare a prendere una simile decisione.
Una vicenda familiare
Il nome di fantasia serve a preservare una situazione di evidente problematicità familiare che merita di rimanere tra le mura domestiche, o per lo meno evitare di darla in pasto agli odiatori social.
Anche perché le epigrafi sono pubbliche e sono stati tanti ad aver letto, nel paese del Viterbese dove oggi ci sarà l’estremo saluto a Mario, le “perentorie” volontà del 74enne.
Un ultimo scatto di orgoglio verso quei familiari che di certo, a detta sua, potrebbero non essersi comportati bene.
Per essere arrivato a rendere pubblica tale situazione, Mario avrà avuto le sue ragioni.
Per dirla con le parole di Lev Tolstoj: “Tutte le famiglie felici si somigliano, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. È l’incipit di Anna Karenina: esiste, in sostanza, un solo modo per essere felici, ovvero il soddisfacimento di una certa serie di fattori necessari e, di massima, comuni a qualsiasi famiglia (per esempio sicurezza economica, attrazione sessuale, assenza di conflitti tra i membri delle famiglie dei coniugi…), ma vari modi per essere infelici perché le cause di insuccesso possono variare da famiglia a famiglia.
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