Il progetto di recupero del sito archeologico di Ardea
Il progetto di recupero del sito è stato finanziato con i fondi PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) attraverso il programma “Caput Mundi”. Rientra nell’ambito dei preparativi per il prossimo Giubileo.
Il Comune ha concesso l’autorizzazione paesaggistica all’intervento della Soprintendenza.
L’intervento prevede le coperture di due resti archeologici, quali il tempio A e gli altari del II secolo avanti Cristo, e un nuovo accesso per i visitatori dalla strada Provinciale 601 ed il relativo percorso pedonale di connessione all’area archeologica.
Il sito risale a prima della fondazione di Roma
L’ultimo restauro risale al 2019. L’investimento statale di 900 mila euro però, stanziato con la Finanziaria 2015, non è bastato a rendere fruibile il sito nei pressi della foce del fosso Incastro. Si tratta di uno dei siti archeologici più importanti del Lazio meridionale, risalente a prima della fondazione di Roma.
Castrum inui risale infatti al VI secolo avanti Cristo. Le costruzioni, secondo gli storici, sarebbero state distrutte da un terremoto quindici secoli fa e poi coperte dal mare.
Un patrimonio archeologico sepolto dall’abusivismo
La scoperta archeologica è relativamente recente. È stata fatta appena vent’anni fa, ad opera di un team di studiosi guidati da Francesco Di Mario.
Gli scavi portarono alla luce un labirinto di stanze, corridoi, condotte di scarico, verande, forni, cisterne, quattro templi e due altari simili a quelli rinvenuti nell’antica Lavinium, a Pratica di Mare. Si tratta dei resti di strutture portuali, di un centro fortificato di epoca romana e di una vasta area sacra precedente.
La scoperta attirò l’attenzione mondiale per il suo valore storico. Allo stesso tempo però è emerso come il patrimonio archeologico rutulo sia purtroppo sommerso non solo dalla terra, ma anche dall’abusivismo.
Gran parte di Castrum inui difficilmente potrà tornare alla luce. Sopra l’area sorgono infatti strade e abitazioni private.
I lavori di restauro saranno seguiti dalla Soprintendenza.
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