CONFERENZA SERVIZI IN TEMPI DA RECORD
Certi uffici regionali sono lenti come lumache e le pratiche burocratiche durano anni, ma non pare sia questo il caso. Con una velocità da record, per giovedì 31 marzo la Regione Lazio ha già convocato una prima Conferenza dei servizi, ovvero un faccia a faccia cui prenderanno parte tutti gli Enti pubblici territoriali deputati alla difesa della salute umana e dell’ambiente che saranno chiamati ad esprimere un parere positivo o negativo alla realizzazione dell’impianto. Tra di loro, il Comune di Pomezia, il Comune di Roma, l’Area Metropolitana ex Provincia di Roma, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, l’Arpa Lazio, Agenzia Regionale di Protezione Ambientale, la Asl Roma 2, Autorità Sanitaria Locale, il DES, Dipartimento di Epidemiologia Sanitaria del Sistema Sanitario Nazionale e il Municipio IX. Lo scopo dell’incontro, si legge tra le carte, è di “coordinare tutte le autorizzazioni, intese, concessioni, licenze, pareri, nulla osta, assensi e dissensi in materia ambientale, utili alla messa in esercizio dell’impianto”, ma anche di “acquisire i pareri motivati delle autorità ambientali e igienico-sanitarie interessate”. I responsabili amministrativi del procedimento sono l’architetto Fernando Olivieri, il dott. Aldo Palombo e il dott. Vito Consoli.
CITTADINI, COMITATI E ASSOCIAZIONI
Invitati a partecipare, ma solo come auditori, anche i residenti Elisa Eufemi e Marco Maria Crescenzi, il comitato Latium Vetus, il coordinamento No Discariche-No Inceneritori IX Municipio, il comitato di quartiere Selvotta, il presidio No Discarica Divino Amore, il consorzio Giovanni Canestrini e la società Sol Aureum srl, ovvero tutti coloro che entro il 26 febbraio scorso hanno depositato in Regione Lazio le contro-osservazioni al progetto.
Secondo alcuni di loro, la Regione Lazio potrebbe concedere il via-libera a questo mastodontico ‘bio’gas prima che venga eletto il prossimo sindaco della città eterna, quindi entro giugno. E anche prima che la Regione sia obbligata a varare il nuovo Piano rifiuti. Al momento in cui andiamo in stampa non ci risulta che alcun Comune convocato alla Conferenza dei servizi abbia presentato osservazioni contrarie al progetto entro il termine del 26 febbraio scorso, ultima data utile per chiedere, ai sensi della legge sull’ambiente, l’esame approfondito del progetto tramite inchiesta pubblica (leggi Il Caffè n. 346, pag.18). Ora tutto avverrà a ‘porte chiuse’.
UNA LUNGA STORIA… GIUDIZIARIA
Una velocità che colpisce, visto che per approvare impianti di questa grandezza la Regione Lazio ci mette di solito almeno 2 anni. Forse ancora di più, dal momento che in questi stessi mesi la Pontina Ambiente srl è coinvolta anche nelle vicende giudiziarie del VII invaso della discarica di Albano, detta di Roncigliano, situata proprio al confine con Ardea e Pomezia, di proprietà di questa stessa società. Parliamo dell’ultima maxi buca, in funzione da agosto 2011, divenuta da maggio 2014 l’epicentro di due procedimenti giudiziari, il “processo Cerroni” ed il “Cerroni bis” (leggi il Caffè n.347), che coinvolgono il proprietario del sito Manlio Cerroni, alcuni suoi stretti collaboratori, tra cui l’ex Presidente della Regione Lazio avvocato Bruno Landi, l’ex amministratore delegato ingegner Francesco Rando e l’ex direttore tecnico del cimitero dei rifiuti ingegner Giuseppe Sicignano.
UNA STRANA… “AZIENDA AGRICOLA”
Il ‘bio’gas della Pontina Ambiente, che ufficialmente prende il nome di “azienda agricola”, produrrà 74mila tonnellate all’anno di compost, una sorta di ammendante ‘sporco’, che sarà utilizzato secondo i proponenti per fertilizzare i terreni circostanti e produrre frutta e verdura, olio e vino da immettere sul mercato della piccola e grande distribuzione. Genererà 65 Kw l’ora di elettricità, quanta ne consumano mediamente 25 appartamenti, e circa 9milioni e mezzo di metri cubi l’anno di ‘bio’ metano. Occuperà 100 ettari, quanto 200 campi di calcio di serie A.
Per semplificare la spiegazione possiamo dire che un impianto biogas digerisce del materiale organico producendo gas e una specie di terriccio che può essere riutilizzato come concime per i campi. Questo avviene però solo se il materiale di partenza è naturale e puro. Le biogas che vogliono attivare invece servono per smaltire i rifiuti e in mezzo ci finisce di tutto, per cui il risultato è che producono gas e un terriccio con presenze di agenti tossici: immaginate ad usarlo come concime! Può andare solo in discarica. Le spacciano per biogas, ma noi per farvi capire che stiamo parlando di altro, usiamo le virgolette, così diventano ‘bio’gas.
Per trattare i rifiuti organici stanno esplodendo in Italia, in una sorta di far west, i cosiddetti ‘bio’gas e ‘bio’metano. Un boom provocato e favorito dai grossi sussidi pubblici dati a questi impianti e dall’assenza di una seria pianificazione e regolamentazione. Si tratta di impianti industriali che utilizzano come combustile la frazione umida dei rifiuti a cui, molto spesso, si aggiungono fanghi di depurazione delle fogne, scorie d’inceneritori, altri scarti di aziende chimiche, farmaceutiche, siderurgiche, eccetera. Si stanno diffondendo in ogni dove, sostenuti da una vera e propria pioggia di fondi pubblici. Difatti l’elettricità e il gas che producono viene super-incentivato dallo Stato che concede ai produttori privati rimborsi extra come se si trattasse di energie rinnovabili, ovvero prodotte col sole, acqua o vento. All’interno di queste fabbriche o fonti pseudo-rinnovabili, la poltiglia di rifiuto viene lasciata dentro i digestori, grosse camere di cemento armato, in assenza d’aria, per 21 giorni, alla temperatura di circa 70 gradi centigradi. In queste condizioni, il “poltiglione” comincia a produrre un gas molto sporco da trattare in apposita raffineria che lascia poi dei filtri industriali da smaltire come rifiuti speciali. Dai digestori, inoltre, escono molti percolati, ovvero liquidi tossici prodotti dallo scolo dei rifiuti.