Anzio per decenni ha fatto da ponte tra l’Italia e l’America, la terra dove risiedeva una nutritissima colonia di emigranti italiani.
Il centenario della posa ad Anzio del primo cavo sottomarino Italia – America
Proprio quest’anno si celebra il centenario della posa del primo cavo sottomarino tra la costa italiana, sul litorale di Anzio, e il continente americano. A tale ricorrenza è dedicata una mostra che si terrà dal 23 al 28 luglio al Forte San Gallo di Nettuno.
La mostra si intitola “Il Ponte Sotto il Mare: come l’Italcable fece riabbracciare un popolo diviso dall’oceano”.
La mostra tramite immagini, documenti ed oggetti offrirà una panoramica sulla vita della Italcable, l’azienda che in 73 anni (dal 1921 al 1994 quando fu assorbita in Telecom) ha fatto la storia delle telecomunicazioni in Italia.
Foto d’epoca recuperate dagli archivi storici, foto private e oggetti inviati dagli ex dipendenti, testimonianze di vita aziendale e riproduzioni di atti ufficiali faranno da spunto per conoscere i mille risvolti che furono dietro la semplice connessione di persone lontane.
La posa del cavo che collegava Anzio all’America
Italcable nasce il 9 agosto 1921 con il nome di Compagnia Italiana dei Cavi Telegrafici Sottomarini, con l’obiettivo di realizzare il primo cavo sottomarino transatlantico per le comunicazioni via telegrafo che congiungesse l’Italia agli Stati Uniti d’America e al Sud America.
Quel progetto fu portato a compimento nel 1924: un collegamento fisico che, partendo da Anzio, raggiungeva Malaga in Spagna, si inoltrava nell’Atlantico fino alle isole Azzorre e alle Canarie proseguendo poi rispettivamente con un ramo verso verso il Nord America, a New York, e con l’altro verso Buenos Aires in Sud America.
Il collegamento Anzio- Buenos Aires, primo collegamento sottomarino diretto fra l’Italia e il Sud America, venne anche finanziato con i soldi degli emigrati italiani in Argentina che acquistarono le azioni della società Italcable. Quel progetto infatti avrebbe permesso loro di riavvicinarsi alle famiglie rimaste in Italia.
Da quel momento quel piccolo fascio di fili elettrici portò i messaggi di milioni di emigranti direttamente alla portata dei parenti in Italia.
Mussolini il primo a ‘parlare’ da Anzio al Sudamerica
L’inaugurazione in pompa magna del collegamento Anzio – Buenos Aires ci fu il 12 ottobre 1925, ad opera dell’allora Capo del Governo Benito Mussolini che per primo “lanciò” via cavo un messaggio del re al presidente dell’Argentina.
Nella rivista “L’Illustrazione Italiana” del 18 ottobre 1925 l’evento dell’inaugurazione ad Anzio del cavo di collegamento sottomarino tra l’Italia e l’America del Sud è descritto nella prosa magniloquente dell’epoca:
“Mai contrasto apparve più vivo di quello manifestatosi ad Anzio nel pomeriggio del 12 corr. – data di inaugurazione del cavo sottomarino con l’America del Sud – tra l’inclemenza del cielo e la serenità degli spiriti di coloro che parteciparono alla memorabile manifestazione.
….
Il cavo italiano che congiunge direttamente, da Roma a Buenos Aires , l’Italia con l’America del Sud, significa la realizzazione di una ardente aspirazione non soltanto del nostro paese, ma di migliaia e migliaia di connazionali dell’America Latina e rappresenta un fervido atto di fede e di patriottismo, oltre che un mirabile sforzo del capitale e del lavoro.” (pag. 320)
Per l’inaugurazione del cavo sottomarino Anzio-Malaga-Las Palmas-San Vincenzo Capo Verde-Rio de Janeiro-Montevideo-Buenos Aires partirono due treni speciali da Roma per portare ad Anzio i rappresentanti del governo di allora, le varie autorità e circa 800 invitati. Ad accogliere la delegazione c’era l’allora sindaco di Anzio, cav. Uff. Francesco Breschi.
La palazzina Italcable sul lungomare di Anzio
Il 16 marzo 1925 era già stato attivato dal cantiere Italcable di Anzio il primo collegamento Italia – New York.
Ad ottobre, al posto del cantiere sorgeva la palazzina della stazione centrale cablografica di Anzio. La palazzina veniva così descritta nelle pagine della rivista “L’Illustrazione Italiana”:
“La stazione che sembrava un cantiere è diventata già un palazzo dalle linee eleganti e severe e preso la spiaggia è già bell’e compiuto il torrione da cui parte il cavo che attraversa gli abissi marini per trasmettere al nuovo continente la parola che esprime i pensieri, gli affetti, e gli interessi degli italiani che vivono entro e fuori i confini della patria.” (pag. 321)
La palazzina Italcable oggi ospita il Comando Brigata Informazioni Tattiche dell’Esercito. Sul muro è apposta una targa a ricordo dell’inaugurazione del 1925. La targa recita:
“In questo luogo è arrivato il cavo transoceanico di 13000 km che per la prima volta ha unito telegraficamente le Americhe all’Italia”.
Il cosiddetto belvedere Italcable è stato oggetto di un intervento di restyling nel 2021, che ha visto lo smantellamento delle balaustre originarie.
La fine della stazione cablografica di Anzio
La Stazione cablografica di Anzio, cessò la sua breve storia dopo l’8 settembre 1943, quando la città fu anch’essa oggetto di fitti bombardamenti.
Fu solo a partire dal 1947 che l’Italia iniziò a ricostruire la sua rete di cavi sottomarini transoceanica. L’Italcable riaprì le vecchie stazioni di comunicazione intercontinentali riaprendo nuovi e vecchi collegamenti cablografici con le altre nazioni, ma con il trasferimento dei cavi da Anzio a Castelfusano.
La settimana della mostra “Un Ponte sotto il mare” a Forte San Gallo a Nettuno
La mostra “Il Ponte Sotto il Mare: come l’Italcable fece riabbracciare un popolo diviso dall’oceano” avrà luogo dal 23 al 37 luglio a Forte San Gallo a Nettuno, con una giornata speciale di visita proprio da Anzio sul luogo dell’approdo del cavo sottomarino.
- Martedì 23 luglio ore 17.30 – Corte del Forte Sangallo
Performance teatrale con letture di brani d’epoca sul filo rosso di dialoghi ricostruiti su quanto avveniva davanti e dietro le quinte di una connessione telefonica intercontinentale. Messa in scena a cura dei Poeti Estinti.
- Mercoledì 24 e Sabato 27 luglio ore 17.30 – Sala Sigilli del Forte Sangallo
Workshop di acquarello in 2 fasi del Maestro De Waure. La prima giornata è aperta a tutti, la seconda è riservata a chi intenderà sperimentare praticamente la tecnica.
- Giovedì 25 luglio ore 17.30 – Sala Sigilli del Forte Sangallo
Presentazione del libro di Silvano Casaldi, illustrato da Roberta Ghelli, “I quattro giorni di Anzio e Nettuno”, che descrive quello che accadde ad Anzio e Nettuno dal 9 al 12 settembre 1943, cioè nei 4 giorni immediatamente successivi all’annuncio dell’armistizio fra Italia e Alleati.
- Venerdì 26 luglio ore 11 – SPECIALE
Visita-sopralluogo al punto dell’approdo del cavo sottomarino; appuntamento al parcheggio di fronte alla caserma S.Barbara di Anzio e discesa alla spiaggia dello stabilimento Rivazzurra (via Ardeatina 9).
- Venerdì 26 luglio ore 17.30 – Sala Sigilli del Forte Sangallo
Una conferenza affronterà gli aspetti tecnici ed economici della posa del cavo transoceanico inquadrandolo nel contesto storico e sociale dell’epoca. Al termine verrà illustrato un progetto di recupero che intende restituire al sito il rilievo che merita.
La telefonata intercontinentale, chi la ricorda?
Nel tempo poi furono stesi molti altri cavi tra i vari continenti. Cavi che oltre ai punti e le linee del Morse iniziarono a portare anche la voce.
Il ricordo del direttore Stefano Carugno.
“Da bambino, negli anni ’60 e ’70, mi capitava spesso di parlare al telefono con New York, dove avevo 2 carissimi zii. La telefonata intercontinentale era una vera avventura.
Innanzitutto non si telefonava direttamente, ma ci si doveva prenotare.
Del resto con gli zii parlavamo per le solite ricorrenze come Natale, Pasqua ecc… È chiaro che in quei giorni tra Italia e Stati Uniti il traffico telefonico era piuttosto intenso, visto il gran numero di emigrati in America.
Evidentemente il cavo sottomarino poteva sopportare un certo numero di telefonate in contemporanea, perciò bisognava fare la coda e attendere il proprio turno.
Dopo la prenotazione, con tutta la famiglia, si rimaneva in silenziosa attesa di essere ricontattati. Di solito passava qualche minuto, ma a volte, ricordo, il collegamento arrivava dopo pochi secondi, con nostra grande gioia e sorpresa.
Quando invece erano gli zii a chiamare, ce ne accorgevamo già dallo squillo del telefono: la chiamata da un altro continente aveva uno squillo differente e riconoscibilissimo.
Ad alzare la cornetta del telefono era naturalmente il papà, che parlava per primo. A seguire tutti i membri della famiglia, per scambiarsi gli auguri intercontinentali. L’ordine era rigorosamente quello dell’età e io, il più piccolo, ero l’ultimo.
In realtà essere l’ultimo, senza nessuno che ti premeva per passargli la cornetta, era un gran vantaggio e con gli zii facevo delle belle chiacchierate. Senza esagerare, però, perché la telefonata si pagava a tempo e la tariffa intercontinentale era piuttosto salata.
Ricordo che non era semplice tenere un colloquio, perché la voce arrivava con un certo ritardo. Per cui quando facevi una domanda passavano almeno 3 o 4 secondi prima che ti arrivasse la risposta. Non si poteva parlare, come facciamo oggi, con un ritmo incalzante di botta e risposta. E se non stavi attento rischiavi di iniziare a parlare mentre ti arrivava un parlato da New York che si sovrapponeva, così né io né i miei zii capivamo nulla. Bisognava farci un po’ la mano.
Urlavi, più che parlare. E sentivo gli zii dall’altra parte che urlavano anche loro. Come si fa istintivamente quando vuoi farti sentire da una persona lontana.
Altra caratteristica delle telefonate intercontinentali era il rumore di fondo. Si sentiva infatti un rumore, come un’onda, che si alzava e si abbassava, con un ritmo costante: ricordava un po’ il rumore che si sente quando si porta una conchiglia all’orecchio per “ascoltare il mare”.
Con quel rumore in sottofondo, mi immaginavo la mia voce che attraversava il fondo dell’Oceano Atlantico, velocissima, portandosi dietro il rumore del mare. MI faceva sentire importante, quasi come un astronauta che solca lo spazio.
La telefonata intercontinentale era sempre una festa”.