Cosa resta di quell’era apocalittica in cui lo sviluppo economico del paese si misurava attraverso la nascita elevata di grandi ed influenti colossi industriali? Dove sono finite le gloriose fabbriche che hanno prelevato l’uomo dalla vita nei campi collocandolo all’interno di un processo lavorativo più avanzato garantendogli sicurezza per il futuro? Sono ancora là. Esattamente dove sono nate. Sul terreno in cui hanno affondato le loro radici, a far “bella” mostra di uno stato vegetativo ormai irreversibile davanti agli occhi compassionevoli di tutta la popolazione. Il loro ciclo vitale si è concluso e il tempo sembra essersi fermato alle 18:20 orario di uscita degli operai dalla fabbrica, paradossalmente come ci testimonia l’orologio all’ingresso dell’ex Mistral di Borgata Carrara a Lt Scalo, chiusa dal 2003 che vantava, nel periodo di maggior splendore, quasi 1000 dipendenti, perlopiù donne. Oggi ridotta al degrado, è circondata al suo esterno da una fitta ed incolta vegetazione. Ma come questa, svariate sono le strutture immobiliari ormai quasi totalmente dismesse e in completa decadenza su tutta la provincia di Latina. Capannoni fatiscenti ed inquietanti che un tempo erano considerati delle vere eccellenze dell’economia pontina e che oggi rappresentano il cimitero di innumerevoli siti industriali ridotti a brandelli. Anni passati nell’abbandono, nel deterioramento e nei tentativi sterili di salvaguardare uno spaccato di vita archeologico industriale senza ottenere alcun minimo risultato. Nel lungo elenco delle fabbriche decedute troviamo strutture gigantesche e paurose come la ex Pozzi Ginori sita a Borgo Piave e chiusa dal 1987. Regina nel settore della ceramica, si estende su 83 mila quadri di superficie. Da più di 30 anni è nel vortice dell’autodistruzione, alla mercé dei senza fissa dimora che hanno organizzato il loro accampamento all’interno dell’immenso locale dismesso. Avvicinandoci di pochi passi possiamo notare già da fuori lenzuola stese, mollette attaccate alle grate e altri oggetti buttati a terra, segno inequivocabile della loro presenza. Proseguendo sull’Appia, troviamo l’ex Miralanza di Pontinia, fiore all’occhiello nel mercato dei detersivi dal 1966 fino al 1989, anno che vide il suo drastico declino economico con imminente chiusura. Luogo ideale per piccioni, oggi è diventato un orripilante relitto inabissato nei fondali dell’economia. Ricordiamo anche la storica Goodyear, multinazionale statunitense, approdata a Cisterna negli anni 60, generò un boom economico-industriale a danno di tante vite spezzate per via di sostante cancerogene presenti all’interno della fabbrica e respirate dagli operai. E ancora la Simca, la fabbrica dolciaria Gial, l’Ex Svar, la Coming Srl di Aprilia, la Nexans, fino a qualche anno fa ancora attiva e tante altre ancora, quasi completamente consumate. Uno scenario drammatico si delinea davanti ai nostri occhi tutti i giorni come la logica conseguenza di una crisi che ha piegato in due l’economia locale, ma rassegnarsi alla perdita di un tesoro dal valore così inestimabile è del tutto inaccettabile, equivale a voltare le spalle ad un grido di aiuto disperato. Le linee programmatiche e i progetti di riqualificazioni sono ai primi posti nelle liste comunali ormai da tanti anni, ma viene spontaneo chiedersi quanti ancora ne dovranno passare prima che si effettueranno interventi risolutivi di bonifica delle intere aree contaminate insieme ad azioni di marketing necessari alla salvaguardia e al rilancio di tutto il patrimonio immobiliare, nonché a nuove speranze lavorative per le generazioni che verranno.
Augusta Calandrini
03/11/2016