A giudizio erano finiti l’ex direttore generale dell’Asl Roma H, Lorenzo Mingiacchi, di Anzio, già coinvolto in un’inchiesta su un giro di mazzette relative ad appalti, arrestato e condannato tre anni fa dal Tribunale di Viterbo a quattro anni di reclusione, l’ex direttore sanitario, Vittorio Amedeo Cicogna, di Roma, l’ex direttore amministrativo, Danila Fiorillo, di Nettuno, e il dirigente Lorenzo Torre, di Ravenna, dopo che le posizioni di altri sei dirigenti e funzionari erano state archiviate. Secondo gli ispettori del Mef prima, che avevano denunciato anche “significative irregolarità” nella gestione complessiva dell’Azienda sanitaria, e secondo gli inquirenti contabili poi, le modifiche ai contratti erano state fatte nel 2008 violando la legge. Era stato sottolineato che i rapporti di lavoro erano stati modificati senza fare alcun concorso e senza rispettare le misure regionali per il rientro del debito sanitario, ignorando così le indicazioni generali per il contenimento della spesa pubblica. Per gli inquirenti, in particolare, con l’operazione compiuta dall’Asl Roma H, considerando le differenze retributive tra una tipologia contrattuale e l’altra, era stato arrecato alle casse pubbliche un danno pari a quasi 5 milioni di euro. Vista l’utilità dell’attività svolta dai 55 camici bianchi, ai tre manager e al dirigente era stato chiesto di risarcire 2.336.802 euro. L’iniziativa presa dall’Azienda Roma H per garantire le prestazioni agli utenti ha invece convinto i giudici, che hanno considerato le accuse infondate. Ritenendo larga parte delle somme contestate ormai coperte da prescrizione e per il resto assente il requisito della “grave colpevolezza” di Mingiacchi e gli altri, la Corte dei Conti ha assolto i quattro e ha concesso loro anche un risarcimento di 2.400 euro a testa per le spese legali sostenute.
Clemente Pistilli