Annullato il provvedimento adottato il 3 maggio dello scorso anno dal Plenum del Csm, con cui è stato nominato procuratore aggiunto, presso la Procura della Repubblica di Latina, Carlo Lasperanza. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato dal sostituto procuratore pontino Gregorio Capasso, che a sua volta aveva partecipato al concorso per l’assegnazione dell’ufficio semi-direttivo bandito il 21 luglio 2016.
Lasperanza è stato considerato dal Consiglio superiore della magistratura “senza dubbio il magistrato più idoneo, per attitudini e merito” tra tutti i candidati. Sono state messe in risalto le esperienze fatte dal procuratore aggiunto alla Direzione distrettuale antimafia di Roma, dove si è occupato anche della Banda della Magliana, di narcotraffico, corruzione e terrorismo, e il lavoro svolto presso la Procura di Nuoro. Il Tar del Lazio però ha ritenuto fondate le rimostranze del sostituto procuratore Capasso circa la comparazione tra il suo profilo e quello del collega a cui è stato assegnato l’incarico. Il sostituto pontino ha specificato che non sarebbero state debitamente considerate le esperienze che lui aveva maturato nel coordinamento di gruppi specializzati e di collaborazione con i capi degli uffici, e che sul fronte del merito a fondo sarebbe stato analizzato solo il profilo di Lasperanza. Tanto che per i giudici amministrativi la comparazione compiuta dal Csm tra i due candidati sarebbe “oggettivamente lacunosa” e la motivazione con cui l’ufficio semi-direttivo è stato assegnato a Lasperanza carente. Ricorso accolto dunque e cassato il provvedimento di nomina. Un atto impugnabile al Consiglio di Stato, ma che al momento lascia di nuovo vuota la poltrona di procuratore aggiunto a Latina.
Lasperanza è stato considerato dal Consiglio superiore della magistratura “senza dubbio il magistrato più idoneo, per attitudini e merito” tra tutti i candidati. Sono state messe in risalto le esperienze fatte dal procuratore aggiunto alla Direzione distrettuale antimafia di Roma, dove si è occupato anche della Banda della Magliana, di narcotraffico, corruzione e terrorismo, e il lavoro svolto presso la Procura di Nuoro. Il Tar del Lazio però ha ritenuto fondate le rimostranze del sostituto procuratore Capasso circa la comparazione tra il suo profilo e quello del collega a cui è stato assegnato l’incarico. Il sostituto pontino ha specificato che non sarebbero state debitamente considerate le esperienze che lui aveva maturato nel coordinamento di gruppi specializzati e di collaborazione con i capi degli uffici, e che sul fronte del merito a fondo sarebbe stato analizzato solo il profilo di Lasperanza. Tanto che per i giudici amministrativi la comparazione compiuta dal Csm tra i due candidati sarebbe “oggettivamente lacunosa” e la motivazione con cui l’ufficio semi-direttivo è stato assegnato a Lasperanza carente. Ricorso accolto dunque e cassato il provvedimento di nomina. Un atto impugnabile al Consiglio di Stato, ma che al momento lascia di nuovo vuota la poltrona di procuratore aggiunto a Latina.
07/02/2018