Secondo gli inquirenti, il 50enne aveva perseguitato la donna non accettando la fine del loro rapporto, l’aveva costretta a subire rapporti sessuali e, all’ennesimo rifiuto a riallacciare la loro relazione, si era cosparso di benzina e dato fuoco davanti alla ex e alla figlia minorenne. Nello specifico, tra il 2010 e l’8 novembre 2011, M.C. avrebbe tempestato la donna di messaggini e telefonate, avrebbe più volte fatto irruzione in casa di lei, compiendo vere e proprie ispezioni alla ricerca di tracce di altri uomini, l’avrebbe riempita di calci e pugni, le avrebbe distrutto i mobili, l’avrebbe costretta a fare sesso anche sotto la minaccia di una pistola, arrivando a darsi fuoco, tanto che l’imputato si è poi dovuto sottoporre a tre interventi chirurgici, e a costringere la ex a trasferirsi a Reggio Emilia, temendo ormai per la sua vita.
Tanto le ipotesi di stalking quanto quelle di violenza sessuale non hanno però retto nel corso del dibattimento. Davanti al Tribunale di Latina è stato esaminato anche l’imputato, difeso dagli avvocati Valentina Macor e Cristiano Montemagno, e, come chiesto dallo stesso pubblico ministero Luigia Spinelli, alla fine i giudici Francesco Valentini, Giorgia Castriota e Maria Assunta Fosso lo hanno assolto.