Insomma il Codacons chiede all’Ufficio regionale di poter autorizzare gli studenti a mangiare a mensa, portando però il pranzo da casa. Nelle scuole di Pomezia perché le fasce di esenzione del servizio sono state ritoccate verso l’alto, aumentando di fatto il costo (che sfiora 5 euro al giorno ad alunno ndr) e ad Ardea perché, secondo i genitori, la qualità del cibo sarebbe scadente. Attualmente una famiglia pometina non può rifiutarsi di rinunciare al servizio di refezione, poiché il figlio perderebbe il diritto a frequentare il tempo pieno. Una richiesta simile era già stata avanzata dall’Associazione dei consumatori ai dirigenti degli Istituti delle due città un paio di mesi fa, senza tuttavia ottenere alcun risultato.
L’associazione a difesa dei consumatori sottolinea il fatto che “ai genitori non verrebbe lasciata alcuna scelta, se non quella di accettare quanto loro imposto dall’alto, considerato che è loro vietato fornire direttamente il pasto ai propri bambini”. E ancora: “Nelle mense scolastiche di Pomezia e di Ardea non sussiste, al momento, alcun tipo di tutela per tutti coloro che scelgono di abbracciare un regime alimentare vegano o vegetariano o etnico. Ciò avviene in assoluta violazione dei principi di uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione secondo cui lo Stato e la Pubblica Amministrazione devono garantire un medesimo trattamento a tutti i cittadini e cittadine indipendentemente dal sesso, dalla religione e da ogni tipo diverso di orientamento. Dovrebbe essere garantito un ventaglio di opportunità e scelte alimentari in grado di coprire tutte le esigenze nonché il diritto ad esercitare l’obiezione di coscienza.
I genitori inoltre non sono in alcun modo soddisfatti dei pasti forniti quotidianamente ai propri bambini a cui il cibo somministrato non piace. A ciò si aggiunga che in un grave contesto di crisi sociale, quale quello attuale, le famiglie che spesso si trovano a dover vivere con uno stipendio di poco sopra i mille euro, hanno il diritto di fornire il pasto direttamente ai propri figli senza sostenere gli abnormi costi delle rette imposte”.