A distanza di un anno le cose sono cambiate e molti di quelli, che dodici mesi fa osteggiarono la scelta di Renzi da parte di Dino Spagnoli, sono adesso passati dalla sua parte e soprattutto dalla parte del nuovo segretario del Pd. «A me fa piacere che alcuni abbiano cambiato idea – aggiunge Spagnoli – purtroppo non mi fa piacere l’attuale stato del cittadino. Un partito uscito pesantemente sconfitto dalle elezioni comunali di maggio scorso, che, di fatto, ha consegnato al M5S la guida di Pomezia senza combattere. Un partito che, dopo la fase congressuale locale chiusa il 2 novembre, non riesce ancora ad avere i segretari dei tre rispettivi organi: i due circoli di Pomezia e Torvaianica e l’unione comunale. Tutto ciò – prosegue Spagnoli – a causa di un gioco di veti incrociati, a cui il sottoscritto e l’area politico-culturale di riferimento ispirata a Renzi, non ha voluto partecipare fin dall’inizio, scegliendo di non presentare nessuna lista al congresso locale».
Secondo il responsabile del Comitato Renzi il Partito democratico di Pomezia deve «assolutamente essere “rifondato”, anche e soprattutto – spiega – alla luce dell’assenza quasi totale del corpo elettorale degli iscritti alle primarie dell’8 dicembre, con dei numeri che non ispirano certamente fiducia per il futuro». Spagnoli auspica che a livello nazionale e regionale si «metta mano alla salvezza del Pd pometino e che si dia anche qui un segno di fiducia al cambiamento radicale e totale – conclude -, che possa garantire l’ascesa di una nuova classe dirigente preparata e senza troppi collegamenti con quella che ha visto perdere tutto nell’arco di un anno».