ROMA E LITORALE SUD “COTTI A VAPORE”
Basta selezionare la regione Lazio nel menu a scorrimento dell’interfaccia del portale, e appare una mappa divisa per colori – dal giallo chiaro al rosso scuro – che chiarisce quali zone hanno visto salire di più la temperatura media dai primi anni ‘60 ad oggi. Salta subito all’occhio che l’area più “riscaldata”, con una variazione media tra i 3.5°C e i 4°C, è quella che parte da Cerveteri e Fiumicino, include l’intera Capitale, e tocca tutti i comuni più vicini alla costa tirrena (Pomezia, Ardea, Anzio, Nettuno, Aprilia, Lanuvio, Latina) fino a Sabaudia. Dove, invece, si sta più “freschi”? Buona parte del reatino e del viterbese non hanno superato i 2°C rispetto al 1961. Infine, con isolate eccezioni, il resto della regione fa registrare aumenti di temperatura media compresi tra 1.5°C e 3.5°C.
L’ANNO PIÙ FREDDO A ROMA? IL 1995
Un’altra opportunità che fornisce il portale “In Marcia con il Clima” è quella di verificare quali sono stati, nel corso del periodo temporale considerato, gli anni più freddi e quelli più caldi, divisi persino per singolo mese. Così, considerando i dati della Capitale (ma potrebbe essere fatto per qualsiasi altro comune del Lazio), si scopre che l’inverno più freddo e l’estate più “tiepida” si sono verificati nell’anno 1995. I colori più caldi – a indicare innalzamenti di temperatura media particolarmente elevati – dominano tutti i mesi degli anni dal 2000 ad oggi.
IL RISCHIO DI ALLAGAMENTO DELLA COSTA PONTINA
L’aumento medio delle temperature e l’innalzamento del livello del mare sono entrambi fenomeni collegati ai cambiamenti climatici in atto. Già a novembre del 2019 il geomorfologo Fabrizio Antonioli, che ha coordinato due ricerche di particolare valore scientifico, pubblicate sulla rivista Quaternary Science Reviews (“Variazione del livello del mare lungo la costa italiana negli ultimi 10.000 anni” e “Il sollevamento di livello del mare e il rischio di allagamento in Italia”) segnalava che, oltre alla nota zona di Venezia, nella penisola ci sarebbero numerose altre zone costiere pianeggianti che rischiano di essere sommerse, per effetto del riscaldamento globale e di movimenti geologici. Secondo i suoi studi sono ben 40: tra queste la pianura pontina. Guarda caso, proprio una di quelle aree che lo studio EDJNet-OBC indica come le più “riscaldate” negli ultimi 57 anni. I ricercatori stimano allo stato attuale un innalzamento del livello delle acque marine tra 80 centimetri e un metro entro il 2100, ampiamente sufficienti per riportare molte terre della bonifica sott’acqua.