Un fatto alquanto strano, visto che la stessa Acqualatina nel proprio Rapporto annuale aveva dichiarato un utile di esercizio di 1,433 milioni di euro al 31 dicembre 2012, cioè nello stesso anno di esercizio. Cosa è successo questa volta e come si spiega questa contraddizione?
I nuovi “cattivi” che si sono messi di traverso hanno prodotto una deliberazione che li ha costretti a ridefinire i calcoli, a giochi fatti, mandando in rosso il bilancio. In sostanza un ricalcolo che comporta minori entrate. Infatti la deliberazione a cui fa riferimento Acqualatina nel suo bilancio (ma non nel suo Rapporto annuale), riguardante il metodo tariffario transitorio per lo scorso e il presente anno, è stata emanata il 28 dicembre 2012, cioè ad anno sociale ormai concluso. Un anno sociale in cui la tariffa è stata comunque applicata alle utenze con l’articolazione in vigore per quell’esercizio. È un po’ come se qualcuno ci dicesse a fine anno, quando ormai le entrate e le uscite si sono già determinate, che i costi preventivati (non le entrate, badate bene) all’inizio di quello stesso anno, andavano calcolati diversamente. Con il nostro bilancio familiare questo è impossibile farlo, perché l’eventuale esborso aggiuntivo potremo metterlo in conto solo nell’esercizio successivo.
Invece nell’alchimia che contraddistingue la gestione dei servizi idrici di questo Paese pare che ora i gestori abbiano la facoltà di conteggiare nell’esercizio passato delle uscite non ancora effettuate.
Nello specifico, la deliberazione dell’AEEG ha introdotto dei vincoli alla tariffa (il cosiddetto moltiplicatore teta), una sorta di tetto massimo all’incremento delle bollette, che però andrebbe calcolato “a decorrere dal 1° gennaio 2013” (comma 6.5 della deliberazione 585/2012/R/IDR). Ma come è sua consuetudine Acqualatina ha impugnato la deliberazione davanti al TAR, anche se loro stessi ammettono che l’esito è incerto: intanto escono soldi per le spese dei legali, poi si vedrà.
Nel frattempo però la stessa società ha calcolato retroattivamente come costi, anche per lo scorso anno, i vincoli di quella stessa deliberazione che sembrerebbero dover entrare in vigore solo nel corrente anno. Sembrerebbe dire: siccome incasserò troppo (la voce specifica sono i 2,1 milioni di euro derivanti dai nuovi allacci), è meglio che metto da parte un po’ di soldi già da quest’anno e li inserisco tra i costi. Come due torte cotte nello stesso forno: i ricavi lievitano e restano sempre certi, mentre i costi lievitano a loro volta proporzionalmente pur essendo incerti.
E, anche stavolta, ai Comuni soci di maggioranza non va nulla in virtù di un bilancio – ancora una volta – in perdita. Ma quasi tutti i Sindaci lo hanno votato. Chissà se lo hanno pure capito.