Proprio qui, nel mese di agosto, si sono registrati diversi incendi che hanno generato un inquinamento al limite del disastro ambientale in prossimità di una grande comunità di nomadi e stranieri che vivono in condizioni di estremo degrado, a poche centinaia di metri di distanza dal centro abitato di Tor San Lorenzo.
NELLA “ZINGAROPOLI” DI TOR SAN LORENZO AUTO RUBATE E BRUCIATE GIORNO E NOTTE
È una zona dove la delinquenza regna sovrana: tutti i giorni arrivano segnalazioni di residenti costretti a chiamare gli agenti della polizia locale, le forze dell’ordine e i volontari di protezione civile e vigili del fuoco a causa dell’aria malsana e stagnante e delle nubi tossiche che si vengono a creare dai roghi.
«Una situazione irrecuperabile, non si vede fine», dichiara Gianni Fois, comandante del nucleo operativo di protezione civile Airone. «Ogni giorno c’è un intervento. Se continuiamo così, ci sarà un rogo generale con problemi gravi e irrecuperabili». Condizioni insostenibili e un contesto potenzialmente esplosivo, che non si ferma mai. Una vera e propria bomba ecologica che coinvolge anche molti bambini abbandonati a se stessi.
I RESIDENTI: «ABBANDONATI A NOI STESSI, NELLA CAVA BRUCIANO DI TUTTO»
Sono anni che vengono presentate denunce ed esposti ma tutto tace. Tutte le iniziative di contrasto al fenomeno, ormai, sembrano cadute nel vuoto. «Purtroppo in questo quartiere di Ardea siamo abbandonati a noi stessi – aggiunge un residente che abita a ridosso della “cava” – sia di giorno che di sera stranieri buttano di tutto: rifiuti speciali, carcasse di auto, mobilio, rottami di ogni tipo. Siamo stufi, non è possibile vivere in queste condizioni».
Una situazione estremamente delicata per la quale la polizia locale di Ardea, negli anni, aveva deciso di intervenire mettendo in atto il recupero dei mezzi cannibalizzati e di provenienza furtiva abbandonati a bordo strada. Ora però la situazione è degenerata nuovamente, con molte vetture gettate all’interno di anfratti e zone impervie. Si tratta di mezzi sia di piccola che di grossa cilindrata, per lo più rubati, privi di targhe, depredati e dati alle fiamme. Con loro anche montagne di rifiuti speciali di ogni tipo.
«Non si passa una serata tranquilla – dichiara un’altra residente – anche all’una di notte brucia di tutto. I roghi tossici sono episodi sempre più frequenti. Qui tutti i giorni bruciano gomme, macchine, elettrodomestici, rame. È un continuo, ormai abbiamo rinunciato anche a chiamare le forze dell’ordine. Questa è la terra dei fuochi, anche le forze dell’ordine – sostiene la donna – hanno paura a entrare. Alla salita di via Radiofaro non si passa neanche più perché spesso si trovano macchine bruciate. Ormai non entra più nessuno e se cerchi di oltrepassare i “loro” confini, ti attaccano con aria di sfida».
Massimiliano Gobbi
IL SINDACO DI ARDEA AMMETTE: «NON SIAMO IN GRADO DI IMPEDIRLO»
Sindaco, di chi è la colpa di questo scempio?
«Le responsabilità principali sono dei nomadi che stanziano in queste terre. Qui producono la loro attività quotidiana di “svuota cantine“, alimentando roghi giorno e notte. Un grande problema per l’intera comunità. Con le alte temperature, i roghi, per lo più dolosi, si espandono anche sulle colture fino a lambire le abitazioni che, abusivamente, insistono numerose in quell’area».
Esistono soluzioni di contrasto per bloccare queste azioni criminose?
«Sì, la soluzione è chiara. Bisogna controllare gli unici due varchi stradali d’accesso alla zona. Sarebbero sufficienti due pattuglie di forze dell’ordine permanenti a controllare i mezzi in transito e a rendere impossibili il perpetrarsi di queste azioni. Questi nomadi lascerebbero in poco tempo le Salzare, perché impossibilitati a compiervi i loro crimini».
Lei lancia un appello alle forze dell’ordine. Il Comune non è in grado di controllare?
«È proprio così. Il nostro ente non è in grado. Le scarsissime dotazioni di polizia locale non ci consentono di realizzare in autonomia questo semplice piano. Il mio, quindi, diventa un grido di aiuto che spero sia finalmente accolto dalle istituzioni, per donare ad Ardea i mezzi necessari a metter fine a questa vergogna».
M.G.