“La ventesima manifestazione contro la discarica si è appena conclusa e le immagini del contenuto dei camion che hanno ripreso a scaricare a Roncigliano danno la misura del caos che governa il ciclo dei rifiuti nel Lazio. In strada c’è molta gente, genitori e nonni con ragazzini al seguito, la consapevolezza dei danni causati alla nostra salute dai veleni sepolti a pochi Km. da casa si sta finalmente facendo strada. Non fosse per questo ci sarebbe da ridere perché qualche mese fa, proprio su questa piazza durante un tour elettorale, il re del Lazio (il Governatore Nicola Zingaretti, ndr) aveva annunciato pubblicamente la chiusura definitiva della discarica, devastata nel 2016 dal solito incendio. Ma la guerra elettorale tra Regione Lazio e Comune di Roma è molto più importante della parola data a dei poveri cugini di campagna. La capitale è una città immensa e incontrollabile, fatta di portaborse, ladri e affaristi, preti mignotte e periferie sterminate che ormai si arrampicano fino ai Colli Albani e le sue ragioni hanno la precedenza sulle nostre. E poi a pensarci bene davanti ai silenzi regionali, la regina dell’Urbe non ha fatto altro che tutelare gli interessi dei suoi cittadini, mandando la sua spazzatura fuori porta. In fondo non è colpa sua se a 5 anni dall’incendio il nostro Comune non ha preteso dall’ARPA una esatta certificazione dei veleni sepolti nella discarica e un piano di risanamento, che probabilmente avrebbero impedito la sciagurata riapertura della discarica. Così come fece il sindaco Marino per ottenere la chiusura definitiva di Malagrotta. A noi oltre le promesse mancate, restano i danni collaterali e il progetto di un altro grosso impianto, che brucerà il gas prodotto dalla monnezze producendo l’energia necessaria agli oltre 4000 indesiderati che Roma si appresta ad esiliare a Santa Paolomba, nei paraggi della discarica. Ormai qui si comincia a dubitare che la crocetta tracciata sulla scheda elettorale possa determinare quello che ci accadrà nel prossimo futuro, se i nostri capitribù non hanno la forza o il coraggio di mettersi contro re e regine. Per fare certe cose serve passione, amore per i propri luoghi e, soprattutto, appoggio della gente, cose lontane per una classe politica che rifiuta la collaborazione coi cittadini. E che saper ascoltare cittadini e associazioni porti buoni frutti si è visto nei primi anni della gestione Marini, quando la collaborazione del Municipio coi Comitati di quartiere portò, tra le altre innovazioni sociali, alla cancellazione di parte dei patti territoriali stipulati dalla precedente amministrazione. Purtroppo fu possibile tagliare solo il peggio lasciando intatti colpi di genio come quello di Ginestreto, dove per risparmiare sull’esproprio di dieci metri di terreno si è consentito a un privato di gettare 5000 mq. di cemento in cambio di una rotatoria, ma qualcosa è stato fatto. La collaborazione terminò appena fu chiaro che la politica non aveva nessuna intenzione di varare le consulte, organismi popolari previsti dal Regolamento di Partecipazione (approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale il 1 aprile del 2012, quindi ben 9 anni fa) autorizzati a dare pareri e porre domande all’amministrazione. Sarebbe stato un fastidio troppo grosso avere tra i piedi gente che pone domande e pretende risposte, non si disturba il manovratore quando sta progettando cose che incideranno sulla vita della collettività nei decenni a venire.
E’ possibile che se i responsabili della nostra comunità avessero ascoltato i consigli dei tanti che suggerivano di muoversi con più oculatezza, molte risorse potevano essere risparmiate e usate per migliorare la qualità della vita nella nostra città.
Magari qualche associazione o comitato di quartiere avrebbe suggerito consigli utili per chiudere definitivamente la discarica, per bloccare il nuovo quartiere popolare di Santa Palomba o trovare una sistemazione decente all’ISFOL o per bloccare le palazzine di Miramare. Ma per chi ci sta dentro, la monarchia è un’istituzione sacra e intoccabile disponibile con gli amici ma impermeabile alla gazzarra del popolaccio, che è meglio resti fuori dalle dinamiche che garantiscono la poltrona ai capitribù. Probabilmente è per questo che da nove anni le norme per la partecipazione della gente alla vita della città sono ben chiuse in un cassetto che nessuno, governo od opposizione ha voglia di aprire. Quel che è certo è che se nel 2016, con Zingaretti presidente della Regione Lazio, avessimo potuto dire la nostra sulla chiusura della discarica di Roncigliano non ci saremmo ritrovati come adesso, a lottare disperatamente contro decisioni prese sulla nostra testa. Per questo ci siamo convinti che le consulte siano l’unica strada percorribile civilmente per pretendere dagli eletti il rispetto degli impegni. Il regolamento per la partecipazione può veramente incidere sulla vita della nostra città, per renderlo esecutivo manca solo l’ ultimo timbro ma nessuno dei presenti in consiglio ha voglia di metterlo e questo la dice tutta. Quel timbro aprirebbe un canale diretto portando dentro il consiglio comunale i nostri problemi e proposte e questo comunque la pensiate conviene a tutti, sia per l’ immediato che con i capi che verranno. L’alternativa si può scegliere: galleggiare facendo finta di niente o cercare di chiudere la stalla prima che sono scappati i buoi”.
Articolo di Pierpaolo Chiarini