L’ordine di demolizione riguarda un manufatto composto da una stanza massaggi, con annesso bagno, una stanza vogatori, sempre con bagno, una stanza pluriuso, un atrio, un ripostiglio e un corridoio. Provvedimento in cui il Comune di Sabaudia ha precisato trattarsi di un immobile privo di titoli edilizi e nulla osta per un’area gravata da numerosi vincoli. Malagò, impugnando quell’atto, si è giustificato sostenendo di avere solo bonificato un locale interrato realizzato vicino a quella che ora è la sua villa moltissimi anni prima, destinato ad ospitare le pompe dell’acqua, del riscaldamento e la fossa biologica a servizio dell’immobile principale. Nessun aumento dunque, ha precisato il presidente del Coni, di volumetrie e nessuna modifica della natura dei locali, trattandosi di spazi bassi e non abitabili. Il ricorso, però, è stato ritenuto dal Tar di Latina infondato. Oltre ad avanzare dubbi sulla preesistenza della palestra, i giudici Carlo Taglienti, Davide Soricelli e Roberto Maria Bucchi hanno sostenuto che è “incontestabile” che su tale immobile siano stati effettuati “senza autorizzazione lavori per trasformare la destinazione d’uso in abitabile, anche con la realizzazione di due bagni e un ingresso indipendente”. Trovandosi quel manufatto sulle dune, tra il mare e il lago di Paola, il Tar ha poi evidenziato che si tratta di un’area soggetta a “vincoli di inedificabilità”. Ritenendo quei lavori un’”alterazione dello stato dei luoghi”, il ricorso è stato così rigettato e l’ordinanza di demolizione confermata.
respinto il ricorso di Giovanni Malagò
Palestra abusiva del Presidente Coni sulle dune di Sabaudia, il Tar: va demolita
Via libera da parte del Tar di Latina alla demolizione della palestra interrata realizzata dall’imprenditore Giovanni Malagò, presidente del Coni, vicino alla sua villa sulle dune di Sabaudia. Il Tribunale amministrativo ha respinto il ricorso del numero uno dello sport italiano contro l’ordinanza di demolizione emessa dallo stesso Comune di Sabaudia il 9 luglio 2009. Un provvedimento preso anche alla luce di una nota trasmessa l’anno precedente all’ente locale dalla Procura e della relazione tecnica redatta dal personale dell’ufficio tecnico del Parco Nazionale del Circeo, oltre che del verbale di sequestro preventivo dell’immobile, di circa 118 metri quadrati e completamente interrato, eseguito il 12 settembre di nove anni fa.
30/05/2017
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