Proprio per la loro utilità installarle è perfettamente legale, anche a pochissima distanza dalle abitazioni. Quello dell’elettromagnetismo è un campo in cui in realtà esistono ben poche regole, ma nel 2001 lo Stato ha dato ai Comuni un potere importante: quello di censire il numero degli impianti e di disciplinare, tramite un regolamento apposito, l’installazione di nuove antenne minimizzando l’esposizione dei cittadini ai campi elettromagnetici. Una possibilità che Pomezia non ha mai sfruttato, consentendo il proliferare di ripetitori praticamente ovunque ne venisse proposta l’installazione. Senza regolamento, le uniche regole da rispettare erano quelle generiche relative alle emissioni di onde (non oltre i 6 V/m), e così Torvaianica è diventata un luogo ideale per i gestori telefonici, attirati dalla mancanza di restrizioni.
Ma quante sono le antenne a Torvaianica?
In assenza di un censimento, un’indicazione di massima si trova in una mappa di Google maps che, dopo una breve ricerca, scopriamo essere stata pubblicata nel 2012 da un attivista del Movimento 5 Stelle di Pomezia, che l’ha condivisa sul blog
Pomezia5Stelle.it. Proprio quello di cui fa parte il sindaco Fabio Fucci.
Da nord a sud, la prima viene segnalata a Campo Ascolano, su via Arno. Ma già a questo punto è chiaro che la ricognizione non è aggiornata: non sono registrate, infatti, le due antenne di telefonia installate in questo quartiere su una villetta in via Mincio. Forse sono passate inosservate perché “mascherate” da canne fumarie…
Ben tre ripetitori si trovano su un unico edificio: una bassa palazzina alle spalle del ristorante cinese di Campo Ascolano. A Torvaianica Nord una è segnata su un hotel del lungomare e ben due, a distanza di pochi metri, in un terreno privato su via Pola. Altre due si trovano su via Casablanca, di cui una è curiosamente “travestita” da albero. In centro città ce ne sono due: una proprio in mezzo alle case e un’altra all’interno della piazzola di un benzinaio. Anche Martin Pescatore non si fa mancare le sue antenne: una si trova a poche centinaia di metri di distanza in linea d’aria dalla scuola. Nemmeno Pomezia è stata risparmiata. In via Berlinguer, vicino alla scuola superiore Copernico, un palazzo fa sfoggio di ben due ripetitori di telefonia.
Il Movimento 5 Stelle è sempre stato sensibile al tema dell’elettrosmog.
Cinque anni fa, alla vigilia della vittoria elettorale alle comunali, proprio sotto la mappa pubblicata dall’attivista grillino l’attuale capogruppo del M5s Giuseppe Raspa scriveva che “Come sempre, i cittadini si organizzano per fornire dati ad altri cittadini, lì dove le istituzioni sono mancanti o… peggio”. Una sensibilità che ha portato i 5Stelle a inserire nel programma elettorale del 2013 un punto proprio relativo all’elettromagnetismo. Il “Programma partecipato” con cui Fabio Fucci si è insediato in Comune parla proprio di regolamentazione e controllo delle antenne “per minimizzare il rischio di esposizione all’inquinamento elettromagnetico”. “Nel Comune di Pomezia, ad oggi, manca un regolamento comunale che indichi le direttive in termini di insediamento urbanistico e territoriale degli impianti, che si occupi di minimizzare l’esposizione ai campi elettromagnetici – si legge – Di conseguenza, verranno eseguiti studi e analisi con l’obiettivo di redigere una regolamentazione efficace a tutela della collettività”.
Che fine ha fatto questo impegno preso con i cittadini?
C’è una buona notizia. A gennaio scorso il Comune ha emesso un avviso pubblico per trovare un professionista che potesse redigere il piano delle emissioni elettromagnetiche e il regolamento sulle antenne. L’incarico è stato assegnato a novembre alla Ecoengineering srl per una parcella di oltre 20mila euro. Se le procedure andranno avanti senza intoppi, prima del 2018 Fucci potrebbe appuntarsi sul petto l’ennesima stella di buon amministratore. E soprattutto, Pomezia potrebbe mettersi in pari con i Comuni del circondario che un regolamento lo hanno già. Roma, ad esempio, ha protetto bimbi e malati impedendo l’installazione su scuole e ospedali. Una precauzione condivisibile.