Gangemi era accusato di estorsione, usura e di aver compiuto attentati con ordigni da guerra, agendo con modalità mafiose, ai danni di due imprenditori di Aprilia e Pomezia. Altri tre imputati sono ancora sotto processo.
“Quel risarcimento è per tutti noi il simbolo di quella giustizia che deve diventare pratica quotidiana e condivisa: la destinazione dell’importo del risarcimento alla collettività, come ad esempio alla valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata o alla riqualificazione sia urbana che culturale e sociale di quartieri della città troppo spesso dimenticati, renderebbe compiuta quell’azione di resistenza partita dal basso e portata poi avanti dalle istituzioni, innescata da una “semplice” istanza di costituzione di parte civile. La giustizia può realizzarsi e va sempre perseguita, nonostante le difficoltà, le ritrosie, gli sguardi di sufficienza, i silenzi” spiega “Reti di Giustizia- il Sociale contro le mafie”, l’associazione che promosse la costituzione di parte civile del Comune di Aprilia.