È un mestiere in estinzione quello dei portieri, ma cercando bene a Latina qualcuno ancora c’è. Sono meno di dieci e, a sorpresa, non si trovano solo nei palazzi storici del centro, ma anche in nuove costruzioni come la Torre Pontina o la Torre Baccari. Qualcuno ha ereditato il mestiere dal papà, qualcuno l’ha scelto e non ha nessuna intenzione di cambiarlo, pronto a spostarsi nella Capitale se qualcosa lungo il percorso dovesse andare storto. Il primo che incontriamo è Antonio, che lavora in un palazzo del difficile quartiere della via dei pub. Ha orari di ufficio e lavora fino alle 18.30, ma tutti i condomini hanno il suo numero di telefono e sanno che possono contare su di lui in qualsiasi ora, anche della notte. Guadagna circa 1.300 euro al mese e fa questo lavoro da 20 anni, ha il doppione delle chiavi di casa di tutti e tiene sotto controllo la situazione dello storico palazzo. «Di portieri non ce ne sono più – spiega al Caffè – perché è un costo troppo alto che le famiglie non possono più permettersi. Costa circa 30 euro in più al mese ed è un costo a carico dei condomini o di chi ha un ufficio. Per quanto garantisca sicurezza e allontani i furti, le persone preferiscono risparmiare. Siamo meno di dieci a Latina e ci conosciamo tutti. Siamo i primi a intervenire quando c’è qualche problema, se possiamo ripariamo noi i guasti altrimenti sappiamo chi chiamare, se l’idraulico, l’elettricista, il falegname». Qualche volta ha allontanato persone che entravano nell’androne, senza bisogno di chiamare la Polizia, e dopo ogni weekend rimette a nuovo l’area davanti all’ingresso piena di bottiglie rotte lasciate come ricordo della movida. Poco distante da Antonio c’è Riccardo, un portiere con le spalle larghe e che sfoglia “National Geographic” quando si annoia. Lui lavora in via Cairoli e garantisce che non ci sono mai stati furti da quando c’è lui nel palazzo. Si occupa di pulizie, posta, controllo e sicurezza per 14 piani e 250 persone. «La gente si fida, ti lascia le chiavi di casa, se c’è una signora che parte lascia i gatti a casa e ti chiede di andarli a controllare. Lavoro di giorno tutti i giorni tranne la domenica, ma abito nel palazzo e mi chiamano anche la notte se c’è qualche problema. È successo, ad esempio, che c’erano dei ragazzi ubriachi o che facevano casino davanti al portone e ho chiamato la Polizia per riportare la sicurezza. Il portiere è una figura che somiglia a quella del barista, mi raccontano dei figli che vanno male a scuola e di cosa hanno fatto i mariti la sera prima. Conosco gli inghippi di tutti, ma mantengo il segreto professionale». Dalla sua postazione che somiglia ad un confessionale, Riccardo è d’accordo con Antonio: il mestiere non va più perché costa troppo, soprattutto di tasse. Funziona in un palazzo grande e dove la maggior parte proprietari. «Un domani può comprarsi tutto una persona e decidere che il portiere non ci sta più». In via Diaz, invece, la portiera non c’è più. La sua postazione è tutta in ordine e il suo nome ancora sul campanello con la dicitura “portiera” ma anche a suonare dieci volte non c’è nessuno che apre. «Se ne è andata in pensione e non vuole sapere più niente di nessuno» conferma qualcuno lì fuori. Al momento non ci sono sostituti. Gennaro, invece, lavora in Corso della Repubblica da 12 anni. «Prima c’era mio padre. Quando è andato in pensione mi è stato offerto questo posto dai proprietari del palazzo. Ho un orario di lavoro che va fino alle 19 ed abito qui, come tutti i portieri». Gennaro racconta che purtroppo qualche furto c’è lo stesso, perché ha disposizione di lasciare i portoni aperti e qualcuno a volte si intrufola. «Però sono pochissimi – continua – giusto due o tre volte in 12 anni». Tra gli episodi curiosi che ricorda ce n’è uno in particolare. «Una volta alle quattro di notte si era rotto un tubo ad un condomino e le chiavi le avevo solo io e sono dovuto intervenire. Da quella volta mai più. Cerco di mantenere semper un certo distacco». Ai palazzi Barletta, in via Isonzo, c’è una portiera di nome Giuseppina. Per arrivare alla sua postazione bisogna passare attraverso il cancello di ingresso. Mauro, invece, è il re della Torre Pontina. Al comando dal giorno dell’apertura, ha tentennato un po’ prima di accettare questo lavoro ormai desueto, ma poi ha accettato. «Ho visto nascere la Torre Pontina e so quando deve intervenire il giardiniere, dove portare l’idraulico, in che parte devono effettuare i lavori i tecnici. Di notte c’è un’altra persona che si occupa solamente della visione delle telecamere, ma le responsabilità sono tutte in capo a me. La posta la prendo io e mi lasciano i pacchi ordinati da internet, così da evitare ai condomini il ritiro alle poste». Mauro non ha tempo di annoiarsi neanche un po’ e sa tutti gli orari degli uffici a memoria. Apre il portone delle abitazioni alle persone che riconosce e tiene sempre aperto quello degli uffici, come da disposizioni. Tutti lo riconoscono, lo salutano e gli chiedono consigli. A volte lo chiamano per sedare una lite, a volte per riportare la situazione alla normalità. Questo lavoro non vuole lasciarlo mai.
Bianca Francavilla
Foto: Augusta Calandrini
20/09/2018