NON SOLO QUESTIONE DI DISTANZE. “Gli Stati membri – si legge nella risposta del commissario Vella – sono tenuti a garantire che la loro politica in materia di pianificazione territoriale tenga conto, a lungo termine, della necessità di mantenere opportune distanze di sicurezza tra gli stabilimenti di cui alla direttiva e nuovi sviluppi urbanistici, o, per gli stabilimenti preesistenti, di adottare misure tecniche complementari per non accrescere i rischi per la salute umana e l’ambiente. Non significa tuttavia che tali distanze costituiscano l’unico criterio di cui tenere conto per minimizzare i rischi”.
GARANTIRE L’ACCESSO ALLE INFORMAZIONI. C’è poi un riferimento al mancato accesso agli atti: “La direttiva conferisce diritti particolareggiati ai cittadini per quanto riguarda l’accesso alle informazioni relative all’ambiente, alla partecipazione del pubblico e all’accesso alla giustizia. Essa contiene altresì disposizioni specifiche relativamente alle ispezioni, compresa la possibilità di richiedere ispezioni ad hoc in caso di gravi denunce ambientali”. Una bacchettata velata all’amministrazione comunale.
SIANO GLI STATI A CONTROLLARE. Infine, lo scarico di responsabilità: “La Commissione ritiene pertanto che l’accertamento di situazioni specifiche di presunta inadempienza è in primo luogo competenza degli organi amministrativi nazionali incaricati dell’attuazione della direttiva Seveso III, disponendo essi dei mezzi adeguati per far fronte a tale situazione, qualora i sospetti di violazione dovessero rivelarsi fondati”.
I CITTADINI SIANO TUTELATI. Il commissario Vella conclude ricordando che “È competenza degli organi giurisdizionali nazionali sostenere le azioni dei cittadini che necessitano di protezione rispetto a misure nazionali incompatibili con la legislazione dell’UE o di compensazioni finanziarie per i danni causati dalla mancanza di tali misure”. Insomma, se si nutrono dei dubbi, è bene andare fino in fondo. E lo Stato deve fare la sua parte.