Le indagini sono state coordinate dalla Procura nazionale antimafia, guidata dal procuratore nazionale Franco Roberti e dirette dalla Dda di Napoli guidata da Giovanni Colangelo, e riguardano, in particolare, le operazioni di reinvestimento dei proventi economici di gruppi camorristici in imprese e operazioni economiche a Napoli e in altre zone della Campania, a Roma e in Toscana. Nel centro di Roma sono stati 23 i locali – ristoranti, bar e gelaterie – che sono stati sequestrati perché, secondo la Direzione antimafia, venivano gestiti per conto del clan Contini, ma rimasti aperti (affidati ad amministratori giudiziari nominati dal tribunale) per evitare danni alle attività commerciali e ai lavoratori, in attesa dell’eventuale confisca e il definitivo passaggio dei beni allo Stato.
In Toscana, invece, il Tribunale ha fatto appello agli imprenditori per trovare chi sia disponibile a gestire i 5 locali sequestrati al clan. In totale l’inchiesta, ritenuta la più vasta realizzata finora sul clan “Contini”, e che ha visto il coinvolgimento anche dell’ex calciatore (oggi allenatore della nazionale del Libano) Giuseppe Giannini (indagato per frode sportiva), ha portato al sequestro di beni per 250 milioni di euro. Giovanni Salsano