Stop alla discriminazioni tra pazienti. Stop allo smantellamento di fatto di una struttura ad elevata specializzazione e unica in tutto il Lazio per la cura delle vittime di obesità grave e di grave malnutrizione. Il Consiglio di Stato ha accolto l’appello della società “Poligest”, che gestisce a Nemi la casa di cura “Villa delle querce”, e la Regione dovrà ora rivedere i criteri per i ricoveri. Nel 2008, nell’ambito delle politiche di contenimento della spesa sanitaria, il presidente della Regione Lazio, nella veste di commissario per la sanità, ha dettato nuove linee per l’accesso dei pazienti ai reparti di riabilitazione. Con apposito decreto è stato stabilito che gli accessi sarebbero stati liberi per pazienti provenienti da reparti per acuti e affetti da patologie neurologiche con postumi non ancora stabilizzati, cardiologiche, respiratorie e ortopediche post-chirurgiche. Per quelli vittime di altre patologie i ricoveri sarebbero stati contenuti nel limite del 3% rispetto ai ricoveri complessivi. Relativamente poi ai pazienti provenienti dal proprio domicilio è stato stabilito che gli accessi non avrebbero potuto superare il 10% sempre di quelli complessivi. La “Poligest”, che gestisce a Nemi la struttura convenzionata, ha fatto ricorso, sostenendo che in tal modo si dava luogo a una discriminazione tra pazienti e veniva inferto un serio danno a un centro che negli anni si era specializzato in obesità e malnutrizione. Non ottenendo nulla al Tar, la spa ha fatto appello al Consiglio di Stato, dove le sue tesi hanno fatto breccia. Secondo i giudici di Palazzo Spada, le limitazioni imposte a 21 diverse categorie di pazienti rappresenta una “violazione di un diritto costituzionalmente garantito”, quello della tutela della salute. Limiti bollati come discriminatori, senza tra l’altro risolvere problemi di carattere finanziario o clinico. Il provvedimento impugnato è stato così annullato e la Regione dovrà riesaminare il caso.
29/01/2014