Che si tratti della “conclusione del procedimento” per il collegamento autostradale Roma – Latina, annunciato per l’ennesima volta – nei giorni scorsi, dall’Assessore regionale ai Lavori Pubblici Malcotti; o che riguardi il “prossimo avvio” del cantiere per il policlinico dei Castelli Romani, o del nuovo ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina o del nuovo “Ospedale del Golfo” a Formia; o che preveda “l’imminente realizzazione” di faraoniche infrastrutture portuali, metropolitane più o meno leggere, parcheggi, cimiteri, servizi di acquedotto, ecc. (dietro i quali si cela sempre una privatizzazione di fatto), si risparmieranno tempo ed energie nel non approfondire queste “non notizie”.
SISTEMA VIETATO IN EUROPA
Già dal 2006 l’Unione Europea aveva avviato una procedura di infrazione delle direttive comunitarie (tra le tante) proprio in tema di “project financing”. I rappresentanti del nostro Paese, ritenendosi i più furbi, avevano “addomesticato” la relativa legge di recepimento. L’accusa dell’UE riguardava il fatto che nell’individuare il soggetto “promotore” (cioè colui che realizzerà e gestirà l’opera ottenendone un ritorno economico), nella legislazione italiana veniva messo in una sorta di “pole position”. Chi si faceva avanti per primo, magari perché si era già messo d’accordo con la stessa amministrazione pubblica (Stato, Regioni, Province, Comuni ecc.), quasi automaticamente vinceva il relativo bando di assegnazione. In sostanza era ed è un metodo per eludere le gare ad evidenza pubblica nel realizzare determinate opere pubbliche. Cioè un modo per falsare la vera libera concorrenza tra imprese e quindi scavalcare la competizione che può offrire ai cittadini e agli enti migliori servizi a costi più contenuti.
POLITICI E FURBETTI DEGLI APPALTI
A tali accuse il governo italiano ha risposto rilanciando il tutto nel campo della furbizia. Con il terzo decreto correttivo del cosiddetto “Codice dei contratti pubblici” (approvato nell’ottobre del 2008), è stato approvato un iter legislativo che può andare in due direzioni diverse. Per individuare il soggetto promotore dell’opera, l’amministrazione procedente può utilizzare una procedura “monofase”, chiedendo a più ditte interessate di presentare un’offerta, riservandosi di scegliere la migliore: l’offerta prescelta deve poi essere posta a base di una gara ad evidenza europea – con criteri più trasparenti e rigorosi – per confronta con altre migliori (come chiede l’UE). Ma in base alle nuove norme italiane la stessa amministrazione può ricorrere anche ad una procedura a “due fasi”: in pratica si reintroduce un meccanismo che avvantaggia sempre e comunque chi si fa avanti per primo (e che di solito è già d’accordo più o meno sottobanco con i politici di turno). Per questo motivo l’UE sta valutando il riavvio della procedura di infrazione alla direttiva specifica.
I GIUDICI: VA GARANTITO IL VANTAGGIO
PER LA COLLETTIVITÀ. BASTA BUFALE
A tagliare la testa al toro ci ha pensato nei mesi scorsi il Consiglio di Stato con la sentenza n. 4084/2010, che ha riformulato una precedente sentenza del TAR della Sardegna. La sentenza afferma un principio quasi “scolastico”: nel piano economico-finanziario del progetto deve emergere in modo chiaro ed inequivocabile in cosa consista il vantaggio pubblico nel realizzare una determinata opera. Ripetiamo “vantaggio pubblico”, (non del privato che la realizza e la gestisce). Se questa sostenibilità e convenienza economica non è facilmente individuabile, ciò determina automaticamente l’illegittimità della proposta di “project financing”.
E nessun aggiustamento può essere effettuato dopo l’avvio dell’iter. In sostanza, se è chiaro fin dall’inizio che un determinato “project financing”, al di là dei suoi costi, determina un effettivo vantaggio per la collettività, si può andare avanti. Se questa certezza non c’è, si ha il cosiddetto “non luogo a procedere”. Ovvero: guai a voi se continuate a proporre una cosa che non sta in piedi da sola e che compromette le casse pubbliche. Come accaduto troppe volte, con tanto di dati gonfiati e truccati pur di far apparire appetibile l’affare per la comunità. Esempi? Per rifilare un tram spacciato come metropolitana, si prevedono migliaia e migliaia di passeggeri al giorno, anche se si sa che ciò non può essere. Per far accettare il ponte sullo Stretto di Messina si afferma che sarà affollatissimo di vetture. Oppure c’è la classica promessa di ridurre le tariffe nel caso dei servizi.
Morale della favola: se poi la cosa non rende, è l’ente a dover garantire il margine di guadagno previsto. Dunque niente più “bufale” con il “project financing”, che in soldoni è stato finora per imprenditori “furbetti” il grimaldello per accaparrarsi appalti pubblici con una corsia preferenziale e per i politici un modo di affidare a loro piacimento appalti, opere e servizi, passando magari come i risolutori.
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Alcuni project finance tra Castelli, agro e litorale
Autostrada Roma – Latina ex 148
Sistema integrato di trasporto Castelli Romani
Policlinico dei Castelli (Ariccia)
29 stazioni Fs nel Lazio
Lavori rete idrica Ato 4 (Acqualatina)
Ardea: cimitero
Ciampino: parchegggio aeroporto
Cisterna: scuola media superiore
Frascati: centro direzionale Cocciano – cimitero
Latina: Tram “metro leggera”, porto di Foceverde, mercato coperto, cimitero, porto canale Rio Martino
Pomezia: mercato settimanale e piscina comunale
Terracina: piscina comunale
Velletri: parcheggio multipiano e ampliamento carcere