E’ in libreria da alcuni giorni il libro “Uno sguardo nel cuore di Albano e dei Castelli Romani”, edito da Controluce Edizioni, nato dalla collaborazione tra il poeta scrittore Aldo Onorati e il giornalista Maurizio Bocci che già nel 2019 avevano pubblicato il libro “I Castelli che non ti aspetti”. Il libro verrà presentato sabato 21 maggio al Museo Diocesano di Albano Laziale in un incontro tra gli autori e il direttore del museo, Roberto Libera e poi il 27 maggio ad Ariccia dove saranno ospiti del conservatore di Palazzo Chigi, Francesco Petrucci. Sui Castelli Romani è stato scritto e detto molto, quasi tutto su “quel che fu”. Ogni località castellana ha i suoi storici e i conoscitori delle tradizioni e dei costumi, ed è per questo motivo che in questo libro gli autori hanno cercato di fornire uno sguardo d’insieme sui Castelli Romani, con i suoi stili di vita, i suoi personaggi, i suoi idiomi e soprattutto col legame col mondo pagano latino antico da cui deriviamo direttamente specie noi dei Colli Albani. Un’analisi dalla quale risulta evidente l’identità comune di noi “castellani” e il problema/opportunità del rapporto con la grande città che ci domina e ci inghiotte. Il libro è quindi una lunga chiacchierata informale e rilassata tra due amici durante la quale Bocci, che ben conosce i Castelli Romani per la sua attività di giornalista e scrittore, è riuscito a farsi raccontare da Aldo Onorati storie incredibili sul nostro territorio e mille aneddoti sconosciuti ai più. Va detto che il risultato non è un libro intervista classico in quanto Maurizio Bocci ha deciso di non rielaborare le risposte di Onorati, perché la rivisitazione del testo avrebbe fatto perdere quella naturalezza e quella sincerità nel raccontare, tipica del poeta scrittore Aldo Onorati. D’altronde Onorati, essendo nato prima della guerra, ha visto e vissuto i cambiamenti epocali avvenuti in pochi decenni più velocemente che altri in secoli e millenni. Tutto questo ha fatto sì che siamo passati in un numero ridotto di anni da una tradizione antichissima a una sorta di civiltà che pochi immaginavano tanto diversa da quella in cui eravamo nati e cresciuti fino alla giovinezza. E quindi Aldo, per il suo impegno d’una vita a scavare dentro la nostra antropologia culturale, è sicuramente la persona più adatta a raccontarci i fatti salienti avvenuti nell’ultimo secolo e a farci conoscere i Castelli Romani come soltanto lui è capace di fare. I temi affrontati sono molti, però riassumibili, per sommi capi, nei paragoni fra i Castelli Romani, con le differenze e le similitudini che li uniscono, e poi la comparazione fra il presente e i tempi della guerra che Aldo ha vissuto da bambino, esempi di dialetti innestati alla radice latina comune, la distanza enorme che s’è creata in ottant’anni fra due-tre generazioni nel modo di vedere la vita, quando, in decenni non lontani, tutto accadeva più lentamente e quindi anche la forma mentis delle persone era generalmente diversa. Molto belli i passi in cui si descrivono le superstizioni, le feste, le lotte politiche, il lavoro, le osterie del passato (e interessante è vedere il cambiamento nel campo delle regole sessuali, raccontato da chi ha colto di persona i significati legati a una certa morale). Però non manca la visione e la previsione del futuro, legata al passato, perché “il futuro ha un cuore antico”. Insomma, non è solo lo scrittore Onorati che parla, ma, attraverso di lui, tutta una storia legata al territorio, con le atmosfere talvolta magiche talvolta oscure, e rivive un popolo altrimenti dimenticato: un popolo che ha vissuto, sofferto, goduto come noi oggi. Personaggi veri riempiono le pagine, e i ricordi, che tutti ci coinvolgono, raggiungono momenti di alta poesia evocativa. Il risultato è una specie di trance de vie in cui un uomo e uno scrittore ha sentito i battiti del grande cuore castellano e li racconta da par suo. Quindi la novità va cercata non tanto nelle notizie, quanto invece nelle atmosfere psicologiche e poetiche che soltanto Onorati riesce a farci vivere.
15/05/2022