Ha «patteggiato», ha pagato gli spiccioli e ha chiuso la partita con la Corte dei Conti. Si è concluso così il procedimento per danno erariale a carico di Giuseppe Giancotti, di Latina, accusato di aver contribuito a sperperare denaro pubblico come dirigente del Comune di Pomezia. Gli inquirenti contabili avevano iniziato a indagare sulla scorta di un esposto presentato dal consigliere comunale pometino Antonio Maniscalco e alla fine avevano citato a giudizio il dirigente e l’imprenditore Vittorio Lepori, anche lui di Latina, all’epoca dei fatti assessore a Pomezia, chiamandoli a risarcire 196.400 euro all’ente pubblico romano.
Secondo la Corte dei Conti, i due pontini si sarebbero resi responsabili di danno erariale affidando a quattro tecnici un incarico per realizzare uno studio volto al recupero di 40 siti industriali pometini dismessi e distraendo, al fine di pagare i tecnici, la somma di oltre 198mila euro concessa dal Ministero dei lavori pubblici per realizzare la tangenziale di Pomezia. A peggiorare la situazione, sempre secondo la Procura, vi sarebbe poi stato il fatto che tale studio non sarebbe stato utilizzato dal Comune di Pomezia. La sezione giurisdizionale della Corte dei Conti del Lazio, ritenendo responsabile dell’accaduto anche la giunta, nel 2011 ha infine condannato i due a risarcire meno della metà: 90mila euro.
Non vedendo un centesimo, il Comune di Pomezia a giugno aveva anche affidato all’avvocato Adriano Rocco l’incarico di attivare le azioni giudiziarie necessarie a recuperare la somma. Giancotti, dopo aver fatto appello, ha però scelto la definizione agevolata del giudizio, una sorta di patteggiamento che comporta un notevole sconto sul risarcimento dovuto. Pagando in totale 6.400 euro, anziché gli oltre ventimila previsti per lui, il dirigente ha così ottenuto l’estinzione del giudizio.