Questo trattamento fa riferimento alle linee guida americane dell’AACE (American Association of American Endocrinology), dove Cesareo figura come unico europeo, tra gli autori di questa consensus scientifica internazionale insieme ad altri undici illustri esperti, che elencano le differenze rispetto al metodo chirurgico. È importante ricordare che il trattamento termo-ablativo dei noduli tiroidei non intende sostituirsi alla chirurgia tiroidea.
Rispetto alla teoria del passato sono stati fatti notevoli passi avanti. Negli anni ’80 infatti, i pazienti assumevano la tiroxina, un ormone tiroideo che metteva a riposo la tiroide senza dare un reale giovamento, esponendoli al rischio di osteoporosi e aritmia cardiaca. Dal 2006 le linee guida internazionali hanno vietato l’uso di questa terapia per la cura dei noduli apportando delle innovazioni tecnologiche che prima non erano immaginabili, tra cui le tecniche termo ablative.
Come funziona il trattamento termo-ablativo
Il trattamento dura 15-30 minuti (a seconda della grandezza del nodulo da trattare) in anestesia locale per cui indolore, con un ago si va all’interno del nodulo tiroideo che viene distrutto con le onde termiche erogando energia e liberando calore.
Per poter svolgere questo trattamento il paziente deve presentare dei criteri di operatività, ovvero: in primis solo su nodulo benigno, poiché se la patologia è maligna l’operazione chirurgica è sempre la più indicata; che sia in crescita volumetrica nel tempo e che cominci a dare problemi compressivi alle strutture limitrofe del collo (in particolare trachea ed esofago) o problemi di tipo cosmetico; in caso di gravidanza, anzianità o mal sopportazione di anestesia generale, il paziente non potrà essere operato. Il trattamento presenta anche dei limiti: il nodulo per quanto ridotto volumetricamente (in media con la radiofrequenza si riduce di circa il 70-75% dopo 6-12 mesi dal trattamento) non scompare del tutto e per cui sono necessari periodici controlli nel tempo, ma non ritorna mai allo stato iniziale.
I vantaggi rispetto all’operazione chirurgica
Questa nuova tecnica ha i suoi pregi rispetto all’operazione chirurgica: tempi di esecuzione più rapidi (in media circa mezz’ora), meno invasiva, costi inferiori, degenza ospedaliera assente, perché eseguito in regime di day surgery, il paziente non necessita di assumere terapia ormonale dopo il trattamento e il tasso di complicanze è decisamente inferiore. Tuttavia, è sempre una tecnica interventistica con i propri rischi operatori anche se decisamente inferiori rispetto a quelli dell’intervento chirurgico di rimozione della ghiandola, dal quale possono sorgere delle complicanze.
Nel tempo una percentuale ridotta ma non trascurabile di noduli (circa il 15%) può lentamente ricrescere ma non arriva ad avere le dimensioni iniziali e comunque non ci sono controindicazioni ad un eventuale ritrattamento. Il nodulo perché possa essere trattato con queste tecniche deve essere benigno, previa esecuzione di agoaspirato tiroideo che ne attesti la benignità.
Il Goretti di Latina è stato il primo centro di riferimento per il trattamento delle lesioni tiroidee grazie ad una proficua collaborazione con il dott. Cesareo e la Unità operativa complessa della radiologia interventistica presieduta attualmente dal dott. Ambrogi, attuale direttore della UOC di radiologia presso cui vengono eseguiti tali trattamenti.