Dopo aver vagliato alcune ipotesi, la scelta era ricaduta su grandi dissuasori che, una volta collocati delicatamente sul fondale, avrebbero danneggiato le reti di chi voleva pescare a strascico. I lavori per collocarli erano iniziati alla fine di settembre e agli inizi di ottobre l’operazione si è compiuta sotto lo sguardo vigile della Capitaneria di Porto e di Maurizio Gubbiotti, il Commissario straordinario di RomaNatura. In tutto sono stati apposti 40 dissuasori, cosiddetti “tripodi” per la loro forma del peso di 10 tonnellate l’uno. Si tratta di “giganti” in calcestruzzo armato, adagiati tra i 18 e i 40 metri di profondità, che sono in grado di danneggiare le reti impigliate grazie alla loro particolare conformazione. Una “convivenza” assolutamente non fastidiosa per gli abitanti del mare, che anzi presto se ne impadroniranno come se fossero scogli naturali.
Questi dissuasori proteggeranno le spettacolari praterie di Posidonia oceanica (non si deve dimenticare che le Secche di Tor Paterno sono catalogate come SIC, ossia Sito di Interesse Comunitario), cuore dell’area protetta nonché le grandi colonie di gorgonie rosse, arancioni e il raro falso corallo nero, così come tutti gli organismi che popolano “le Secche”. L’intervento, di carattere sperimentale, è stato realizzato grazie ad un finanziamento di 96.000 euro concesso dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. L’operazione è stata affidata, a seguito di gara pubblica, all’impresa Tiozzo f.lli & Nipote S.r.l. di Chioggia, che è specializzata in queste operazioni, e che nel recente passato si è occupata anche del Progetto LIFE Pegaso per il ripopolamento marino nel Mediterraneo.