“La falda acquifera dei Castelli Romani – continua la nota stampa – è in forte sofferenza da tempo. Almeno tre le cause. La prima: il sovrasfruttamento, con l’aumento esponenziale delle costruzioni edili e, quindi, della popolazione residente: basta pensare al recente complesso di Roma-Santa Palomba, al confine di Pavona, che porterà ai confini di Albano e Castel Gandolfo altri 4mila residenti che prenderanno acqua dalla ‘nostra’ falda. Seconda: il cambiamento climatico, piove e nevica sempre meno. Terza: le Istituzioni pubbliche non adottano sistemi di salvaguardia efficaci per preservare e incrementare il livello dell’acqua dei laghi (che sono la manifestazione esterna di cio che succede anche sottoterra), nonostante i ripetuti solleciti di cittadini e associazioni. La falda idrica dei Castelli è una sola, parte da Rocca di Papa-località Pratoni del Vivaro, e abbraccia grossa parte del territorio anche di Ardea, fino a lambire il mare, come dimostra la carta idrogeologica della Regione Lazio. Questo significa che il ‘termovalorizzatore’ al servizio di Roma verrà raffreddato con l’acqua prelevata da un pozzo scavato accanto a 700 metri dalla discarica di Albano, si toglierà acqua sia al lago Albano di Castel Gandolfo che a quello di Nemi e, più in generale alla falda acquifera dei Castelli. In 30 anni i laghi hanno perso 50 milioni di metri cubi di acqua circa”.
In foto, un pontile costruito a maggio scorso e già a secco: