Le investigazioni, avviate dal NAS di Roma a ottobre 2017, traggono origine da una serie di verifiche condotte in collaborazione con personale dell’A.S.L. presso strutture sanitarie private e si sono sviluppate attraverso numerose ispezioni, servizi di osservazione e attività di natura tecnica, nonché mirati accertamenti patrimoniali svolti congiuntamente alla Guardia di Finanza di Frascati, che hanno portato al sequestro di ingente documentazione sanitaria (oltre 7.000 cartelle cliniche).
Gli approfondimenti hanno evidenziato che, dal 2012 al 2019, gli indagati avevano falsamente attestato sulle cartelle cliniche dei numerosi pazienti dimessi dalla struttura sanitaria monitorata, l’avvenuta erogazione di prestazioni di tipo oncologico e urologico mai effettuate, ottenendo dalla Regione Lazio indebiti rimborsi.
Il modus operandi sopra descritto ha permesso di conseguire, nel corso degli anni, ingenti indebiti rimborsi e pagamenti da parte della Regione Lazio in quanto venivano indebitamente incassate, a titolo di rimborso pubblico dal Servizio Sanitario Nazionale, somme più elevate in luogo di quelle corrette sulla base delle prestazioni effettivamente rese, ottenendo quindi un indebito profitto.
In tale contesto, l’Autorità giudiziaria ha incaricato la Guardia di Finanza di Frascati di quantificare le somme, di identificare tutte le posizioni finanziarie di interesse – riconducibili ai soggetti interessati dal provvedimento – e di effettuare di tutti quei riscontri necessari a individuare le proprietà immobiliari che, quindi, sono state oggetto di valorizzazione secondo gli indici “O.M.I.”.
Gli elementi raccolti dai militari hanno permesso al Pubblico Ministero di ottenere dal G.I.P. presso il Tribunale di Velletri l’emissione del provvedimento cautelare nei confronti dei 9 indagati, per un importo pari al profitto del reato.