Natale: sentirsi parte di tutto e credere nella forza trasformante dell’amore.
Il tempo del Natale porta con sé sempre qualcosa di molto speciale. Ogni anno la frenesia di questi giorni si impadronisce della nostra vita, tutto sembra moltiplicarsi: gli impegni, le cose da fare, le corse per cercare di arrivare ovunque e nel modo più veloce possibile. Lo percepiamo nell’aria che c’è qualcosa di singolare, unico. Non è merito solo delle luci natalizie, dei negozi addobbati, di tutte le attività di parrocchie e città, ma è il nostro cuore a raccontarci che c’è qualcosa di più prezioso che si svela.
Ecco, questo ho sempre pensato: i giorni che precedono il Natale custodiscono una dolcezza innata che dovrebbe portarci a camminare seguendo un tempo nuovo, una cadenza diversa, a scegliere sentieri poco battuti, a cambiare strada, ad evitare l’abitudine, a raggiungere luoghi e persone che spesso abbiamo dimenticato, a diventare noi stessi luce per qualcuno. Dare un nome ad ogni passo, lontani dagli inciampi della fretta, lasciarsi abbracciare dalle facciate delle case, dal vento, dai volti, percepire attimi di intensità nella quiete delle ore, avvertire la bellezza nella pluralità delle storie, nella coesistenza.
In questo tempo di Natale mi piace leggere i Vangeli che raccontano gli inizi di questi due innamorati, Giuseppe e Maria, che ad un tratto si trovano a dover “gestire” qualcosa più grande: tutta la loro vita, ricca di pensieri, di progetti, di sogni nel cassetto è stata sconvolta da un annuncio. Il peso è grande, tutto quello che succede in quei giorni è, al contempo immenso e surreale, perché il Natale non è solo la nascita di un bambino, ma è anche la decisione di portare avanti tutto, di partire dalla propria città, di affrontare nuovi problemi. Non è solo la bellezza dei nostri paesi, dei borghi illuminati, ma anche la coraggiosa decisione di affrontare la vita in modo nuovo, solo per amore e insieme agli altri. Questo dovrebbe diventare il nostro Natale: sentirsi parte di tutto, prendersi cura dei respiri altrui, ascoltarne le parole, accettare con lucida tenerezza che in fin dei conti siamo fragili, come quel bambino che giace nella mangiatoia. Natale è prendere coscienza che Dio si è fatto uomo nel bambino di Betlemme e in lui ci offre uno specchio per vederci meglio e per diventare migliori.
Una frase dei Vangeli descrive bene tutta la bellezza, ma anche tutta la sofferenza dei giorni di Maria e Giuseppe: Mentre Giuseppe stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,20).
“Mentre stava considerando queste cose…”. Giuseppe stava per arrendersi. Non ne poteva più. Non riusciva più a tenersi tutto dentro. Aveva provato, durante le sue notti insonni, a trovare una soluzione a quella situazione così scomoda, ma non ci riusciva. Non voleva fare del male a Maria, voleva lasciarla senza che nessuno si accorgesse di nulla. Ma nello stesso tempo voleva salvarsi anche lui. Stava considerando di andarsene, di riprendere in mano la propria vita, da solo. Stava pensando di gettare la spugna e di rimettersi al suo lavoro che tanto lo appassionava, voleva tornare a sentire l’odore del legno appena tagliato, a passare le mani tra i trucioli che riempivano il suo tavolo di lavoro. Non poteva capire tutto quello che stava succedendo. Giuseppe era abituato a fare i conti, a fare quadrare l’economia di casa. Era preciso e con il suo lavoro aveva imparato che tutto ha una logica: non è possibile tagliare il legno a caso, è fondamentale saper prendere le misure, fare i conti con il materiale e con le forze a disposizione. Giuseppe era abituato a far andare tutto per il verso giusto, a non sbagliare le misure, perché anche un millimetro di legno tagliato male avrebbe fatto saltare tutti gli incastri. Invece, tutta la storia con Maria era ormai “fuori misura” e Giuseppe non lo poteva accettare.
Quante volte noi pensiamo le stesse cose. Quante volte abbiamo pensato “tanto non ne vale la pena. È tutto tempo sprecato”. Le cose devono avere una logica. Gli imprevisti e le situazioni “fuori misura” ci spaventano. E invece la delicatezza di un sogno, ci porta a considerare la parte fuori misura della vita, perché mette in moto la nostra capacità di amare, anche quando non capiamo tutto. Il Natale ci insegni a saper essere “fuori misura”, a credere ancora nella forza trasformante dell’amore, superando la mentalità del calcolo e la tentazione del chiuderci in noi stessi. Sia questo il nostro Natale.
Il mio augurio di ogni bene raggiunga tutti, specialmente quanti soffrono la solitudine e lo scoraggiamento. Il nuovo anno porti pace nel cuore di ogni persona, perché ne avvertiamo tanto bisogno; ci doni coraggio a sentirci parte dell’unica famiglia umana, nella fraternità e nell’accoglienza reciproca.
Natale, 2022
Vincenzo Viva
Vescovo di Albano
Il tempo del Natale porta con sé sempre qualcosa di molto speciale. Ogni anno la frenesia di questi giorni si impadronisce della nostra vita, tutto sembra moltiplicarsi: gli impegni, le cose da fare, le corse per cercare di arrivare ovunque e nel modo più veloce possibile. Lo percepiamo nell’aria che c’è qualcosa di singolare, unico. Non è merito solo delle luci natalizie, dei negozi addobbati, di tutte le attività di parrocchie e città, ma è il nostro cuore a raccontarci che c’è qualcosa di più prezioso che si svela.
Ecco, questo ho sempre pensato: i giorni che precedono il Natale custodiscono una dolcezza innata che dovrebbe portarci a camminare seguendo un tempo nuovo, una cadenza diversa, a scegliere sentieri poco battuti, a cambiare strada, ad evitare l’abitudine, a raggiungere luoghi e persone che spesso abbiamo dimenticato, a diventare noi stessi luce per qualcuno. Dare un nome ad ogni passo, lontani dagli inciampi della fretta, lasciarsi abbracciare dalle facciate delle case, dal vento, dai volti, percepire attimi di intensità nella quiete delle ore, avvertire la bellezza nella pluralità delle storie, nella coesistenza.
In questo tempo di Natale mi piace leggere i Vangeli che raccontano gli inizi di questi due innamorati, Giuseppe e Maria, che ad un tratto si trovano a dover “gestire” qualcosa più grande: tutta la loro vita, ricca di pensieri, di progetti, di sogni nel cassetto è stata sconvolta da un annuncio. Il peso è grande, tutto quello che succede in quei giorni è, al contempo immenso e surreale, perché il Natale non è solo la nascita di un bambino, ma è anche la decisione di portare avanti tutto, di partire dalla propria città, di affrontare nuovi problemi. Non è solo la bellezza dei nostri paesi, dei borghi illuminati, ma anche la coraggiosa decisione di affrontare la vita in modo nuovo, solo per amore e insieme agli altri. Questo dovrebbe diventare il nostro Natale: sentirsi parte di tutto, prendersi cura dei respiri altrui, ascoltarne le parole, accettare con lucida tenerezza che in fin dei conti siamo fragili, come quel bambino che giace nella mangiatoia. Natale è prendere coscienza che Dio si è fatto uomo nel bambino di Betlemme e in lui ci offre uno specchio per vederci meglio e per diventare migliori.
Una frase dei Vangeli descrive bene tutta la bellezza, ma anche tutta la sofferenza dei giorni di Maria e Giuseppe: Mentre Giuseppe stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,20).
“Mentre stava considerando queste cose…”. Giuseppe stava per arrendersi. Non ne poteva più. Non riusciva più a tenersi tutto dentro. Aveva provato, durante le sue notti insonni, a trovare una soluzione a quella situazione così scomoda, ma non ci riusciva. Non voleva fare del male a Maria, voleva lasciarla senza che nessuno si accorgesse di nulla. Ma nello stesso tempo voleva salvarsi anche lui. Stava considerando di andarsene, di riprendere in mano la propria vita, da solo. Stava pensando di gettare la spugna e di rimettersi al suo lavoro che tanto lo appassionava, voleva tornare a sentire l’odore del legno appena tagliato, a passare le mani tra i trucioli che riempivano il suo tavolo di lavoro. Non poteva capire tutto quello che stava succedendo. Giuseppe era abituato a fare i conti, a fare quadrare l’economia di casa. Era preciso e con il suo lavoro aveva imparato che tutto ha una logica: non è possibile tagliare il legno a caso, è fondamentale saper prendere le misure, fare i conti con il materiale e con le forze a disposizione. Giuseppe era abituato a far andare tutto per il verso giusto, a non sbagliare le misure, perché anche un millimetro di legno tagliato male avrebbe fatto saltare tutti gli incastri. Invece, tutta la storia con Maria era ormai “fuori misura” e Giuseppe non lo poteva accettare.
Quante volte noi pensiamo le stesse cose. Quante volte abbiamo pensato “tanto non ne vale la pena. È tutto tempo sprecato”. Le cose devono avere una logica. Gli imprevisti e le situazioni “fuori misura” ci spaventano. E invece la delicatezza di un sogno, ci porta a considerare la parte fuori misura della vita, perché mette in moto la nostra capacità di amare, anche quando non capiamo tutto. Il Natale ci insegni a saper essere “fuori misura”, a credere ancora nella forza trasformante dell’amore, superando la mentalità del calcolo e la tentazione del chiuderci in noi stessi. Sia questo il nostro Natale.
Il mio augurio di ogni bene raggiunga tutti, specialmente quanti soffrono la solitudine e lo scoraggiamento. Il nuovo anno porti pace nel cuore di ogni persona, perché ne avvertiamo tanto bisogno; ci doni coraggio a sentirci parte dell’unica famiglia umana, nella fraternità e nell’accoglienza reciproca.
Natale, 2022
Vincenzo Viva
Vescovo di Albano
22/12/2022