I prodotti coinvolti nell’inchiesta sono mandorle e pomodoro certificati come biologici quando in realtà, stando a quanto scoperto dagli inquirenti, spesso erano contaminati con sostanze chimiche non ammesse in agricoltura biologica o comunque ottenute senza alcuna garanzia di origine e provenienza del prodotto e del processo produttivo. Le mandorle provenivano dall’estero, mentre il pomodoro era ottenuto da agricoltura convenzionale.
Secondo l’associazione Codici:
“Questa è solo l’ennesima truffa in un settore che mostra lacune preoccupanti. Le truffe sono in agguato, le insidie per i consumatori sono tante, pensando anche al greenwashing. Per questo riteniamo che sia necessario alzare la guardia e rafforzare i controlli per garantire prodotti certificati e sicuri”.
Il segretario nazionale di Codici, Ivano Giacomelli, ha sottolineato che:
le pubblicità e gli scaffali dei negozi e dei supermercati sono dominati dai prodotti biologici, ma purtroppo non sempre questo termine è sinonimo di garanzia. Questo è un compito difficile per le associazioni dei consumatori, ma Codici è pronta a fare la sua parte per tutelare i consumatori. In un momento delicato come questo, segnato dai rincari che stanno mettendo in difficoltà tante famiglie e tante aziende, è importante garantire prodotti certificati e sicuri, soprattutto nell’ambito dell’alimentazione sostenibile e biologica.
L’inchiesta è stata effettuata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, con la Guardia di Finanza di Caserta e l’Ispettorato centrale repressione frodi del Mipaaf.
I nomi dei prodotti biologici implicati
Non chiedeteceli. Purtroppo, per legge non possiamo darveli, nemmeno se li conosciamo. E così le 8 aziende coinvolte la fanno franca.
Qui non si tratta di pubblica gogna. Ma come fa un consumatore a difendersi se non possiamo aiutarlo a riconoscere i marchi che in realtà sono una truffa?
Le leggi che regolano la libertà di stampa in Italia tutelano fortemente la privacy di indagati e truffatori, ritenendola più importante del diritto dei cittadini a conoscere le notizie nella loro interezza. Il giornale o il giornalista che informa correttamente (come dovrebbe essere) rischia querele e condanne pesanti, persino il carcere. Siamo l’unico paese del mondo occidentale che permette questa assurdità. Nella classifica mondiale della libertà di stampa siamo dietro persino a paesi retti da monarchie assolute o addirittura dittature.
E con la riforma Cartabia ora il mestiere di giornalista è passato ai magistrati. Sono loro che decidono cosa può essere detto ai cittadini e cosa no. E per non trovarsi nelle polemiche, purtroppo, molti di loro non si interessano proprio alla questione informazione, bloccando di fatto la possibilità al giornalista di informare liberamente.
Quando il giornalista non completa la notizia, non scagliatevi contro di lui, ma contro chi gli ha incatenato la penna e di chi non vuole sanare questa pietra tombale per la democrazia.