È del 1 ottobre l’ultimo dato pubblicato dall’Istat, inerente le cifre di una delle piaghe che sta caratterizzando questo periodo di crisi: la disoccupazione giovanile. I numeri parlano in modo fin troppo chiaro: in Italia fra i 15 e 24 anni, i non occupati hanno raggiunto la percentuale del 40,1%. Statistiche di questo tipo hanno immediatamente suscitato numerose reazioni. «Molti giovani vengono mandati a casa, senza considerare l’ampio numero di ragazzi che il lavoro neanche lo cerca, poiché è diventato scontato non trovarlo. Stiamo regredendo e il fenomeno interessa tutta l’Italia, Castelli Romani compresi». Questa è stata la dichiarazione di Alessandra Ambrosco, Direttrice della Camera del lavoro CGIL di Roma Sud, Pomezia e Castelli romani. I dati rispecchiano la realtà anche secondo Marco Benedetti, imprenditore castellano, proprietario di un’azienda operante nel settore della disinfestazione: «Le statistiche sono reali, siamo in un momento di difficoltà. Nell’ultimo periodo anche la mia azienda ha dovuto procedere al taglio del personale». L’esponente della CGIL si è poi espressa riguardo all’annosa questione dei contratti di lavoro in“nero”: «Sono moltissimi i casi di lavoro “nero”. La burocrazia c’è e non aiuta, ma è doveroso dire che questo tipo di problematiche, sono sì cresciute con la crisi, ma ci sono da sempre». A proposito di dati e statistiche la dirigente della sede castellana del Patronato Inca CGIL si è espressa così: «Si dice che siano calati gli infortuni sul lavoro: non è vero, solo non sono denunciati dai lavoratori». Benedetti si è espresso con toni duri per ciò che riguarda il tema del lavoro non in regola: «Far lavorare in modo irregolare è un atteggiamento che non può essere giustificato. Sono anche situazioni rischiose per il datore di lavoro».
ALLA BASE DEL LAVORO IN NERO, LE TASSE TROPPO ELEVATE SUI CONTRATTI?
Benedetti ha poi spiegato cosa genera il più delle volte situazioni lavorative fuori legge: «L’Italia ha il costo del lavoro più elevato rispetto a tutti gli altri Paesi europei. Se in questo momento mettessi sotto contratto un operaio che ha una paga base di 1.000 euro al mese, cioè 12.000 annui, a me questo contratto costerebbe il doppio, cioè 23.000/24.000 euro annui». Nonostante le cifre impietose, secondo la Direttrice Ambrosco, fare contratti non è opera impossibile: «I datori di lavoro si barricano dietro il discorso delle tasse. Non è una contribuzione bassa, ma ciò non toglie che l’azienda deve garantire una contribuzione. La copertura per un lavoratore deve essere a 360°. Ogni professionalità ha un contratto applicato e le aziende si lamentano dei contributi, ma fatturano».
LE PENSIONI E IL SISTEMA DI PREVIDENZA SOCIALE SONO IN BILICO
A chi prevede una prossima scomparsa dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, Alessandra Ambrosco risponde così: «L’Inps non deve scomparire, qualche meccanismo deve essere rivisto. Lo Stato ha un sistema previdenziale che garantisce molti diritti ai lavoratori, cosa che non accade in molti Paesi. L’Inps è un ente che va rivisto, ma mantenuto».
IL CAMMINO DI RESURREZIONE DALLA CRISI, COSE DA FARE E NON FARE
Quando si parla di ripresa, dalla Direttrice della Camera del lavoro CGIL trapela un certo ottimismo: «Non ci aspettavamo una crisi così dura. Senza dubbio per ripartire dobbiamo iniziare ad evitare di portare le nostre aziende all’estero. Prendiamo come esempio la zona di Pomezia: numerose delle imprese che erano lì sono state dirottate all’estero. È doveroso iniziare un processo di rivalutazione della nostra cultura». L’imprenditore Benedetti traccia le linee guida di quella che potrebbe essere il cammino della ripresa: «Bisogna abbassare i costi del lavoro, o meglio si devono mettere le aziende nelle migliori condizioni per dare lavoro. Sono ottimista; nonostante la crisi, le aziende italiane non hanno dimenticato come si lavora. Chi ha sempre basato il proprio operato sulla qualità, sta sopportando anche questa crisi».