«Anche a mettere nel conto i 73 motivi aggiunti proposti nel corso dell’anno – spiega ancora il presidente Corsaro – la flessione resta consistente e costituisce un’assoluta novità, quasi un’anomalia rispetto all’andamento degli ultimi dieci anni. La crisi finanziaria ed occupazionale nella quale versa il nostro Paese e l’impoverimento del ceto medio rende problematico l’accesso alla giustizia determinando un impoverimento anche civile, ossia la rinuncia a far valere le proprie ragioni anche rispetto ad atti e comportamenti ritenuti ingiusti. È infatti evidente che, a fronte di un contributi di giustizia divenuto più oneroso per le difficoltà economiche, il cittadino rinunci a far valere i propri diritti nelle sedi giurisdizionali. Senonché si allarga la distanza e l’insoddisfazione del cittadino verso le istituzioni, giustizia compresa, e si alimenta il senso di non appartenenza allo Stato già diffuso nel Paese». La flessione dei ricorsi tutte le materie, soprattutto l’edilizia e l’urbanistica (- 146), gli stranieri (- 24), il commercio e l’artigianato (-17), gli appalti di pubblici servizi e forniture (- 11).
Il presidente Corsaro ha lanciato dunque un appello alla politica: «Occorre, e tale compito spetta alla classe politica, ricostruire un rapporto di fiducia e reciproco rispetto tra pubblici amministratori e amministrati».
Resta comunque alto il numero dei ricorsi che mirano ad ottenere un provvedimento della pubblica amministrazione: rimane molto alto infatti l’inadempimento rispetto a legittime richieste dei cittadini.