A raccontare la sua storia ci ha pensato proprio lui: “Nasco alla Garbatella, ma vado a vivere a Nettuno. Mio padre e mio nonno sono erano lazialissimi, ma sono cresciuto nel paese di Bruno Conti”.
Il rapporto con il cibo?
“Noi siamo malati per il cibo. Perché abbiamo tanti ricordi legati a esso. Un film che consiglio per capire la nostra romanità è “La famiglia Passaguai” di Aldo Fabrizi. Il cibo dà brividi ed emozioni, noi romani siamo così”.
Come nasce la tua tipica frase The sound of love?
“Sono quelle cose che fai mille volte, ma non gli dai la giusta importanza. Quando mantecavo la pasta lo chiamavo il suono dell’amore. Il suono “Ciaf ciaf” ricordava proprio quello (ride, ndr). L’ho tradotto in inglese e ho iniziato a fare anche video in inglese”.
Il rapporto con il calcio?
“Io non seguo il calcio. Mio figlio Mario mi chiede quale squadra deve tifare (ride, ndr). Vedendo il padre che non è tifoso, non sa che deve fare. Tutti i bambini a scuola tifano una squadra”.
Come e quando hai iniziato a cucinare?
“La mia storia è particolare. Non nasco cuoco, ma inizio a cucinare a 22 anni. Mio padre aveva una bottega storica di restauro di metallo prezioso. Morto mio padre, litigai con il socio che stava lì ed esco dalla società. Iniziò a imparare questo mestiere a Genzano, solo dopo aver pulito il pavimento delle celle”. E oggi chi è chef Mariola lo sappiamo tutto. E chi non lo conosce può digitare il suo nome su google e vederlo all’opera mentre realizza le sue gustosissime ricette.