L’inceneritore con vista discarica di Albano
Parliamo, in buona sostanza, di un impianto di incenerimento spropositatamente grande (600mila tonnellate di pattume l’anno, quantità superiore alle stesse esigenze della Capitale) che il comune di Roma – guidato dal sindaco PD Roberto Gualtieri – vorrebbe realizzare proprio al confine con i comuni di Albano Laziale e di Ardea ed a due passi da Pomezia, in località Santa Palomba, nell’ultimo lembo di territorio romano che confina coi Castelli Romani.
Tutto questo, nonostante Roma abbia una estensione territoriale particolarmente grande e pari a 1285 km/quadrati, la più ampia tra le varie capitali europee. In particolare, l’impianto sarebbe situato proprio a ridosso della ultra quarantennale discarica di Albano Laziale di proprietà dello storico patron dei rifiuti di Roma e dintorni, Manlio Cerroni.
Ministro e ministero, fari puntati sull’inceneritore
Sono moltissime le questioni sollevate nell’interrogazione dal senatore Silvestroni. Il senatore chiede in buona sostanza al ministero ed al ministro di accendere i fari sulla legittimità dell’iter normativo delle procedure avviate da Roma capitale nell’affidamento della concessione, la non violazione dei poteri speciali conferiti al commissario straordinario del Governo e se la loro attuazione sia circoscritta e coincidente con il perimetro dettato dalla norma; oltreché su altre innumerevoli questioni sia amministrative che di salute pubblica e ambientali.
L’interrogazione integrale del Senatore Silvestroni
“In data 1° dicembre 2022 (in Gazzetta Ufficiale n. 302 del 28 dicembre 2022) – si legge nell’interrogazione del senatore Marco Silvestroni – il sindaco Gualtieri ha adottato, in qualità di commissario straordinario di governo per il Giubileo 2025, le seguenti ordinanze relative all’approvazione del piano di gestione dei rifiuti di Roma capitale e dei relativi documenti previsti dalla valutazione ambientale strategica (VAS) e quella per le attività propedeutiche, volte alla realizzazione nel territorio di Roma capitale di un impianto di termovalorizzazione autorizzato con operazione R1, di capacità di trattamento pari a 600.000 tonnellate all’anno di rifiuti;
L’avviso pubblico esplorativo
in merito, il Dipartimento ciclo dei rifiuti di Roma capitale ha diramato sempre il 1° dicembre 2022 un avviso pubblico esplorativo per la manifestazione di interesse, in esito al quale, con ordinanza del commissario straordinario di governo n. 27 del 16 novembre 2023.
Si è proceduto con la pubblicazione del bando sul sito di Roma capitale concernente “Proposta di PPP in finanza di progetto per l’affidamento in concessione della progettazione, autorizzazione all’esercizio, costruzione e gestione del polo impiantistico relativo ad un impianto di termovalorizzazione autorizzato con operazione R1 e capacità di trattamento pari a 600.000 ton/anno di rifiuti, e annessa impiantistica ancillare per la gestione dei rifiuti residui decadenti dal trattamento termico, la mitigazione delle emissioni di anidride carbonica e l’ottimizzazione della distribuzione dei vettori energetici recuperate”;
Concessione da 7,4 miliardi di €
il valore complessivo stimato della concessione sarebbe di circa 7, 4 miliardi di euro per la durata totale della concessione di 33 anni e 5 mesi, sulla base del piano economico-finanziario presentato dal Comune di Roma. L’impianto dovrebbe entrare in funzione però nel 2027.
Se così fosse, l’emergenza rifiuti, legata al massiccio afflusso di turisti e di pellegrini nel 2025, anno giubilare, sarebbe definitivamente conclusa. Pertanto potrebbe esserci una violazione di legge sotto il profilo della falsa applicazione dell’articolo 13 del decreto-legge n. 50 del 2022, poiché la finalità propria della norma è quella della gestione dei rifiuti del periodo giubilare e l’esercizio del potere del commissario terminerebbe con l’avvio del termovalorizzatore, nel febbraio 2027, quindi, se così fosse, non risulterebbe esserci una correlazione effettiva fra il Giubileo e la realizzazione del progetto.
I costi dell’impianto
Come si legge nell’avviso pubblico, Roma capitale erogherà un contributo pari al 49 per cento dei costi dell’investimento massimo e comunque non superiore a 40 milioni di euro, da intendersi a copertura delle sole opere ancillari all’impianto di trattamento termico, ma basandosi sulla relazione tecnica dell’avviso capitolino, il quale prevede anche un impianto di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica di processo.
L’impianto potrebbe raggiungere i 334 milioni e 542 milioni di euro (compreso l’impianto di stoccaggio dell’anidride carbonica, valutato in 56,4 milioni di euro) e potrebbe verificarsi un aumento dei costi da parte dell’amministrazione; altresì, l’impianto per catturare e stoccare quasi il 90 per cento di anidride carbonica proveniente dal termovalorizzatore pare essere attuato su scala europea in fase sperimentale, quindi potrebbe essere di complicata gestione.
21 km di distanza da Roma, perchè?
Inoltre, il termovalorizzatore, per essere veramente efficace, dovrebbe essere localizzato in prossimità di Roma capitale, così come accade nelle città europee, a circa 5 chilometri, e non ad oltre 21.
L’inceneritore alle porte dei Castelli Romani
Il luogo individuato dal commissario sarebbe quello della località di Santa Palomba e andrebbe ad interessare i comuni di Albano, Ariccia, Ardea e Pomezia, e in generale i comuni riconducibili alla zona dei Castelli romani.
L’eccessiva distanza dal centro di Roma potrebbe comportare un incremento del traffico su una rete stradale già congestionata, la via Ardeatina, a causa del conseguente transito dei mezzi pesanti adibiti al trasporto dei rifiuti, nonché avere una ricaduta sull’utilizzazione delle risorse del territorio.
I problemi idrici dei Castelli Romani
Il sito, inoltre, è attraversato da importanti falde acquifere provenienti dai Castelli romani e dai laghi di Albano e di Nemi e i lavori dovuti alla realizzazione delle strutture edili per la costruzione dell’impianto potrebbero impattare sul terreno, sottoponendo la falda a rischi di inquinamento e, altresì, le emissioni di sostanze dannose derivate dalle combustioni potrebbero avere ripercussioni per la salute pubblica e la salubrità dell’aria.
In aggiunta, a causa dell’eccessiva distanza dal centro città, il recupero di calore a mezzo di teleriscaldamento ne impedirebbe l’utilizzo da parte dei cittadini romani, rendendo eccessivi anche i costi di ridistribuzione del calore che, da quanto si evince dalle relazioni tecnico-economiche, non verrebbe utilizzata dagli impianti industriali presenti nella zona interessata.
Oltretutto, la nascita di questo impianto, potrebbe aggravare lo stato di salute della popolazione e aumentare il livello di inquinamento dell’area, vista la presenza della discarica di Roncigliano ad Albano.
L’assetto territoriale ed urbanistico
Inoltre, l’assetto territoriale-urbanistico della zona, proprio a testimoniarne la peculiarità del paesaggio inedificato e quindi le connesse esigenze di tutela, sarebbe soggetto al vincolo continuo del Ministero della cultura; le criticità ambientali, pertanto, potrebbero essere impattanti sulla componente aria (emissioni odorigene ed emissioni in atmosfera convogliate e diffuse), componente acque sotterranee (gestione delle acque di processo) e suolo (gestione dei conferimenti e stoccaggi dei rifiuti).
Infine, così come prevede il piano regionale gli obiettivi di riciclo fissati al 63 per cento (minimo), senza un’adeguata politica di raccolta differenziata, rischiano di rimanere ai parametri attuali, ovvero al 42-43 per cento.
Il malcontento delle Amministrazioni locali
La scelta del commissario straordinario avrebbe suscitato, così come riportato da molti organi di stampa, un “malcontento” da parte delle amministrazioni comunali della zona dei Castelli romani, che parrebbero non essere state coinvolte nella decisione di modifica del piano di gestione dei rifiuti, nonché da parte di numerosi comitati, cittadini e diverse associazioni ambientaliste, preoccupati per le possibili ripercussioni ambientali e sulla salute pubblica.
E l’economia circolare?
Con l’Europa e il mondo che spingono verso politiche di economia circolare, gli impianti di trattamento con recupero energetico appaiono oggi più che mai superati, obsoleti e molto costosi, perché, così come individuato nella scala gerarchica della Commissione europea, esistono delle strategie più virtuose da mettere in atto, come prevenzione, riuso, riciclo, raccolta differenziata. Anche le risorse del PNRR sembrano non contemplare gli impianti di termovalorizzazione, considerando l’incenerimento un ostacolo sulla strada della decarbonizzazione, oltre che una scelta contraria all’economia circolare,
Si chiede di sapere:
Se si intenda verificare la legittimità dell’iter normativo delle procedure avviate da Roma capitale nell’esplicitazione dell’affidamento della concessione, la non violazione dei poteri speciali conferiti al commissario straordinario del Governo e se la loro attuazione sia circoscritta e coincidente con il perimetro dettato dalla norma;
Quali misure si intenda adottare per gli eventuali rischi per la salute pubblica, ambientale e dei territori interessati, valutando la possibilità di intraprendere procedure alternative e quali misure si voglia mettere in atto per verificare l’eventuale attuazione e relativa gestione del progetto;
Se la realizzazione dell’impianto così conosciuto possa essere uno strumento valido ed efficace, al fine di affrontare le problematiche derivanti da un massiccio afflusso di persone, previsto per il Giubileo 2025, in tema di smaltimento di rifiuti.
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