Precedentemente era stato condannato a sette anni, due mesi e 20 giorni, Sergio Gangemi, fratello di Giampiero, entrambi di origini calabresi.
Le accuse
I quattro avrebbe tormentato per anni le vittime. Indagini partite dopo che, il 31 luglio 2016, i carabinieri intervennero in via Poggio Paradiso, in zona Torvaianica Alta a Pomezia, dove un imprenditore riferì loro di aver sentito esplodere dei colpi d’arma da fuoco contro la sua abitazione. Gli investigatori trovarono subito nei pressi di uno dei cancelli di accesso alla casa 28 bossoli calibro 223 Remington.
L’imprenditore, impegnato nel campo delle energie alternative, sostenne inizialmente di non riuscire a darsi una spiegazione dell’accaduto, ma poi pian piano iniziò a parlare, riferendo agli investigatori dei problemi suoi e di un suo socio in affari con la famiglia Gangemi di Aprilia, che avrebbe chiesto loro 25 milioni di euro a fronte di un prestito di 13 milioni.
Parlò di grossi acquisti di prodotti di elettronica fatti all’estero utilizzando capitali di soci occulti, appartenenti a contesti malavitosi, poi rivenduti in Italia alle catene di distribuzione commerciale, e sottolineò che a suo parere il gesto intimidatorio era probabilmente opera della nota famiglia calabrese. Riferì inoltre di un primo attentato nel 2014 ai danni del suo socio in via Cagliari, ad Aprilia.
Per sfuggire agli aguzzini l’imprenditore di Aprilia era sparito dalla circolazione fuggendo all’estero, così la pressione si è riversata tutta sul pometino fino all’assalto con fucile automatico alla villa di Torvaianica.
Risarcimento ai Comuni di Aprilia e Pomezia
I Comuni di Aprilia e Pomezia si erano costituiti parte civile per il danno d’immagine arrecato alla città dalle azioni criminose. Servirà un nuovo giudizio per stabilire l’entità del risarcimento.
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