Con nota del maggio 2022, l’Ufficio circondariale marittimo di Anzio del Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili aveva infatti diramato la procedura d’ingresso temporanea al porto di Anzio, raccomandando di evitare il transito alle imbarcazioni con marea negativa e condizioni di mare diverse da calmo e quasi calmo, e a quelle aventi un pescaggio massimo superiore a 3,10 metri, sulla base di rilievi fatti senza attendibilità scientifica.
Gli aliscafi Vetor hanno un pescaggio di 3,20 metri. Dieci centimetri che hanno di fatto impedito alla società di lavorare e per questo la società aveva presentato ricorso.
La prima sconfitta
Il Tar aveva dato torto alla Vetor, ora il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza. Innanzitutto, non poteva essere una mera questione di sicurezza, quella di impedire alle imbarcazioni di entrare nel porto.
Come ricorda il giudice, “la situazione che si era presentata alla Capitaneria non era affatto complessa né inusuale, poiché il porto di Anzio è notoriamente interessato dal fenomeno dello spostamento periodico di banchi di sabbia e per tale ragione soggetto a verifiche batimetriche disposte dalla stessa Capitaneria nonché ad interventi di escavo ordinati dalla Regione Lazio; di qui la mancanza di pertinenza del richiamo operato dal Tar al principio di precauzione, che avrebbe ispirato (e giustificato) l’azione della Capitaneria”.
Altro concetto espresso dal giudice: va bene prendere provvedimenti se ci sono problemi, ma bisogna anche muoversi per risolvere i problemi, come nel caso dell’insabbiamento del porto.
I mancati lavori per risolvere l’insabbiamento
“Spetta alla stessa amministrazione marittima il compimento di tutti gli atti e le attività necessari a garantire che l’entrata, l’uscita, il movimento delle imbarcazioni all’interno del porto e nelle adiacenze avvengano in condizioni di sicurezza – precisa il giudice – Siffatta funzione di regolazione può certo comportare, in via precauzionale, divieti temporanei di movimentazione delle navi, ma impone al contempo l’adozione di tutte le misure necessarie e utili a superare una situazione che, traducendosi in una sorta di utilizzazione solo parziale del porto, contraddice l’interesse pubblico al suo miglior funzionamento, cui sono funzionali i compiti affidati al comandante del porto”.
E infine: “la disponibilità di dati scientificamente attendibili ben avrebbe potuto consentire la navigazione ai mezzi della Vetor nel 2022”.
Il risarcimento milionario
La società ha quindi diritto “al risarcimento dei danni provocati dall’adozione di tali provvedimenti nei due mesi di luglio e agosto 2022, causati cioè dal protrarsi dell’interdizione della navigazione dei suoi aliscafi tra il porto di Anzio e isole Pontine in tale bimestre”.
Quanto? Secondo il giudice bisogna fare la media tra gli incassi estivi di Vetor pre-pandemia: nel 2018 sono stati di 1,1 milioni e nel 2019 di 1,2 milioni.