Stop al processo davanti alla Corte dei Conti per la Nettuno Servizi. Al momento si allontana per due società e 19 manager il rischio di dover risarcire al Comune del Tridente quasi 13 milioni di euro. La società, incaricata per dieci anni della gestione del servizio tributi nella città del litorale romano e accusata di aver versato molto poco all’ente locale, arricchendosi così in maniera illecita, per la stessa vicenda è sotto accusa sul fronte penale. I giudici contabili del Lazio, prima di decidere sulla richiesta di risarcimento per danno erariale fatta dalla Procura, hanno così stabilito di acquisire la sentenza penale di primo grado. Per un cavillo legale, ovvero per un errore nella notifica dell’invito a dedurre, equiparabile a un avviso di garanzia, sono poi stati prosciolti due manager, uno della società privata e l’altro di quelli scelti dal Comune come membri del Cda, Laura Cocito e Piero Bizzarri, ai quali era stato chiesto rispettivamente di risarcire 55mila e 5mila euro.
La vicenda della Nettuno Servizi è analoga a quella dell’Aser, in entrambe le società miste, costituite per occuparsi della riscossione dei tributi, la prima a Nettuno e la seconda ad Aprilia e Pomezia, il socio privato è stato rappresentato dalle società di Giuseppe Saggese, accusato di aver depredato le casse di numerosi Comuni italiani, ottenendo la gestione del servizio a condizioni che andavano a discapito degli enti pubblici e soprattutto non riversando poi quanto dovuto agli stessi enti. La Nettuno Servizi è stata costituita nel 1999, “bocciata” dalla stessa commissione d’accesso che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale del Tridente per mafia, quando era sindaco Vittorio Marzoli, e si è poi vista mettere alla porta, con la risoluzione del contratto, dieci anni dopo, con l’avvento a Palazzo del primo cittadino Alessio Chiavetta. La mista avrebbe trattenuto illecitamente milioni che dovevano essere destinati al Comune, non avrebbe effettuato numerosi servizi previsti invece nella convenzione siglata e si sarebbe garantito un aggio sul riscosso del 30%, a fronte dell’1% previsto per legge. Il danno erariale è stato alla fine stimato dalla Corte dei Conti in 12.747.370 euro. La società, accusata di peculato, è inoltre finita al centro di un’inchiesta della Procura di Velletri, passata poi per competenza a Roma, e ha già perso diversi lodi arbitrali.
Gli inquirenti contabili, nel luglio scorso, hanno citato a giudizio la Nettuno Servizi srl e la Tributi Italia spa, entrambe da tempo in amministrazione straordinaria, e 19 manager, chiedendo loro di risarcire il Comune di Nettuno dei quasi 13 milioni di euro. Alle due società sono stati chiesti sei milioni, a Giuseppe Saggese 6 milioni, a Patrizia Saggese 12mila euro, a Maria Grazia Schenone 150mila euro, a Pasquale Froio 10mila euro, a Paolo Francesco Lanzoni 5.378 euro, a Gianfranco Froio 20mila euro, a Elio Ortori 100mila euro, a Mario Ortori 200mila euro, a Vito Paolo Marti 30mila euro, a Luca Petrucci 100mila euro, a Paolo Monaco Minniti 300mila euro, a Piero Bizzarri 5mila euro, stessa cifra a Giorgio De Zuani, Carlo Belleudi, Beniamino Ciamarra, Emilio Gallo e Pietro Ballerini, e a Laura Cocito 55mila euro. Usciti di scena Cocito e Bizzarri, per gli altri è però ora tutto sospeso nell’attesa che la Procura contabile acquisisca la sentenza penale.