Inizia così lo sfogo di un neonato comitato cittadino “Vogliamo alberi”. Non è chiaro da chi sia rappresentato e quanti ne facciano parte, ma sono interessanti i contenuti. Il comitato nasce in difesa degli alberi che in questi anni sono stati tagliati a Nettuno “in nome di una sbandierata pericolosità per l’incolumità pubblica”.
“Alberi tagliati perché “malati”, dopo anni di potature selvagge e fuori tempo non sono mai stati sostituiti e quando raramente accaduto, al posto di platani, lecci e tigli sono apparsi oleandri e hibiscus”, prosegue la nota.
“Quando viene esposta qualche rimostranza, viene risposto che è il frutto della perizia di un agronomo incaricato dall’amministrazione comunale, pertanto qualificata, e il deserto avanza. Il risultato di anni di cattiva gestione del verde pubblico è diventata intollerabile”.
E ancora: “Le aiuole cementate o ancora occupate dal tronco dell’albero che le abitavano sono l’unico patrimonio esistente e visibile e offrono uno spettacolo vergognoso e inqualificabile di menefreghismo e incompetenza”.
Dopo i tagli degli alberi, a Nettuno non c’è più ombra
“Non è più possibile trovare un filo d’ombra se non al parco Palatucci, decentrato rispetto al nucleo cittadino ed è quindi impossibile fare una passeggiata per le vie cittadine senza la paura di una insolazione. Scomparsi gli eucalipti su via Diaz, nulla è riapparso se non arbuscelli seccatisi subito dopo per incuria”.
“Piantati dei lecci alla stazione dopo aver tolto i pini centenari, si sono seccati a causa dello sfalciamento del prato che ha tagliato loro la corteccia. Tolti i pini su via Visca è stato asfaltato tutto senza ripiantumare nulla.
Perfino al Belvedere sono sparite tutte le tamerici della discesa a mare, lasciando un nuovo deserto”.
D’altronde, i cactus della rotatoria della stazione sono il vero biglietto da visita della città: Benvenuti a Nettuno, una città nel deserto. Ora basta”.
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